L'intrusione degli Eroi - Raphael

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    Ricordo ciò che avvenne poco dopo quei terribili eventi. I pensieri che attraversarono la mia mente in quel momento fanno ancora gelare il sangue nelle mie vene. "L'avete fatto... l'avete fatto davvero." Lo sguardo colpevole delle tre che avevo davanti mi fece capire che quanto meno avevano compreso la gravità di ciò che avevano commesso. "Dovevamo farlo, 6222613921248; le cose stavano andando fuori mano" Quasi feci una risata da quanto fossi inorridita da quelle parole. "Pensi davvero che avete risolto tutto? Guarda!" Così fu: a causa delle loro azioni, ora il mondo ne subiva le conseguenze e l'atto più atroce che qualcuno potesse commettere spense il mondo di tre dei suoi colori. "Osserva il mondo che avete abbandonato e osserva quello che avete esaltato. Osservali e dimmi in faccia che questa è la soluzione. Mira il risultato delle vostre azioni e dimmi all'orecchio che questa è giustizia, Sorella." Ci fu silenzio tra di noi, ma quando aprì la bocca restai ancora più allibita. "Sì, penso che questa sia giustizia." Sentii le mie palpebre distanziasi a livelli mai avvenuti precedentemente. "Vuoi davvero condannare tutte quelle persone al vuoto? Senza alcun istinto, senza alcuna emozione, né alcuna forma di crescita. Avete lentamente condannato i vostri fedeli al nulla assoluto e tu pensi che sia giusto così, Sorella?!"
    "E cosa pensi che avremmo dovuto fare con 8142113241798?" "Qualunque altra cosa! Avremmo potuto trovare una soluzione pacifica, piuttosto che forzare la sua esecuzione!" Quello fu il momento in cui la sentii spezzarsi e parole che mai avrei immaginato provenire da lei, vennero pronunciate. "E sentiamo, come?! Mettendo nella sua testa pensieri non suoi?! Ti rendi conto di ciò che stai proponendo?! Dimmi come usare il tuo dominio su tua Sorella non sia--" Vidi nei suoi occhi la realizzazione di ciò che aveva appena detto, mentre osservava l'espressione che il mio volto prese a sentire quelle parole. "ZL... 6222613921248... Scusami... non vole-" "Chiudi la bocca." Dissi, inflessibile, con voce sottile. "Quindi è questo quello che pensi di me... D'accordo..." E me ne andai. Non volevo più vederla. Quelle parole mi ferirono più di ogni altra cosa. Nella mia testa pensieri terribili, al punto da suscitare l'intervento di chi era a noi superiore. "Ti ho sentito turbata. Cosa stai pensando." Deglutii. "Ti fidi di me?" Chiesi. "Sei una parte di me. Ovviamen-" "Non lo sto chiedendo alla mia Creatrice, lo sto chiedendo a mia Madre." Non ci fu alcuna esitazione nella sua voce. "Con tutta me stessa." Feci un sorriso. "Allora lasciami contare."


    "RPG!" La voce di Matthieu risuona disperata nell'ambiente urbano. Come avevano fatto? Dove erano spuntati? Da qualche parte avevano saputo del vostro passaggio in quel quartiere. Una talpa? in ogni caso, poco importa e l'HMMWV davanti a voi esplode, sparando in tutte le direzioni frammenti di metallo che colpiscono, feriscono e mutilano alcuni dei tuoi comilitoni. Non era normale: certo, non era un pezzo d'equipaggiamento nuovo, ma un HMMWV non dovrebbe esplodere con l'esplosione della granata del tipico RPG da insurrezionista. Raffiche controllate da parte della tua squadra. Contatti a destra, sinistra, ovunque! Le urla straziate dei soldati feriti raggiunge le tue orecchie, mentre rispondi al fuoco col tuo fucile d'ordinanza. Senti poi la fatidica parola "MEDICO!" e prima ancora che il pensiero venga registrato, stai aggirando il rottame del HMMWV per raggiungere il ferito; lo prendi per le briglie e inizi a trascinarlo al riparo mentre si auto-applica il laccio emostatico. Nelle tue orecchie il suono della radio che avvisa dell'agguato avvenuto e l'immediata richiesta di supporto aereo ravvicinato. Raggiungi copertura, prendi garza sterile e ketamina; mancanza suono nel lato sinistro del petto: Priorità - sospetto pnemotorace, serve un ago per rilasciare l'aria, penetrazione dell'ago sotto l'ascella. Inietti la ketamina, estrai l'ago e sei nella tua bolla da medico. Chiudi gli occhi per un secondo, riflettendo su cosa fare e in che ordine farlo e quando riapri gli occhi... sei nel buio. "Mi duole avvisarti che sei appena morto." Una triste voce femminile, cristallina e aggraziata si rivolge verso di te nel buio.
    La colleghi ad una sagoma che riesci a scorgere solo con la coda dell'occhio. In alcun modo riesci a girarti per osservarla. "Una frattura dello spazio è apparsa nell'area in cui stavi combattendo, eliminando qualunque cosa fosse al suo interno, indiscriminatamente e tu se l'unica anima che sono riuscita a salvare." La voce ti sembra estremamente dispiaciuta di averti dovuto dare quella notizia e sembra del tutto disposta a porvi rimedio, in qualche modo. "In vero è stato un miracolo: la tua anima stava per essere obliterata, assieme a quella che stavi provando a salvare... ma la sua era troppo debole per resistere al passaggio; sei rimasto solo tu... e non posso riportarti indietro, anche perché il tuo corpo non esiste più. Posso offrirti una nuova vita in un nuovo mondo. Se ci stai puoi dirmi se hai qualche preferenza sul corpo in questione: vorresti quello che avevi? Posso fartene uno molto simile, identico in realtà, anche se non sarà mai lo stesso... Oppure vuoi cambiare qualcosa? Posso fare anche quello!" Attende la tua risposta e dopo averla ottenuta si chiude in un silenzio per molto tempo, prima di mostrarti una forma primordiale di quello che sarebbe diventato il tuo corpo. Questa è solo un'idea astratta, un archetipo... per completarlo ti permetto di modificarlo secondo le tue preferenze nelle abilità, è come scegliere una classe in un gioco di ruolo! Ti dichiara, attendendo paziente la scelta.

    IncursoreDescrizione: Il massimo esperto di armi da fuoco: una stanza piena di nemici è solo un tiro al piattello per lui, indipendentemente dal tipo di armi che impugna. In grado di estrapolare il pieno potenziale di qualunque forma di arma da fuoco sul campo di battaglia, viceversa peccano di specializzazione in ognuna di esse, le prestazioni rispetto ad un esperto sono nella media.
    Pacchetto Skill Iniziali: Shock & Awe II + Arma da Fuoco Preferita I + Specialista Incursore + 2 Skill Passiva + Arma da Fuoco a scelta


    Medico di GuerraDescrizione: Un medico che ha abbandonato la perfezione della pratica pur di portare le sue cure in prima linea. Controbilancia le ridotte abilità mediche con dei nervi d'acciaio e la capacità di partecipare attivamente al combattimento, tuttavia la sua necessità di restare vivo lo fanno tenere lontano dalla mischia.
    Pacchetto Skill Iniziali: Triage II + Nervi d'Acciaio III + Analisi Medica I + Cura Minore I + Composto Medico I + 2 Skill Passiva + Arma a Distanza a scelta


    Lama di LuceDescrizione: Un guerriero la cui affinità alla luce si cristallizza nella sua solidificazione della stessa per la creazione di armi da taglio. Predilige l'uso di due armi.
    Pacchetto Skill Iniziali: Lama dell'Alba I + Brillore Atavico I +
    Archetipo Marziale (Due Armi) I + Propensione alla Magia Luminosa + 2 Abilità Passiva



    Edited by Ty27 - 29/4/2024, 16:50
     
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    Otto uomini a piedi, due HMMWV, uno di fronte e uno alle spalle… pessimo per i polmoni ma comunque meglio del caldo. Il sole brilla tutto l’anno su quella terra arida, 30°C che danno l’impressione di essere molti di più.
    Il sudore offusca la vista, gocciola dall’attaccatura dei capelli, seguendo la linea dritta del naso fino alla gola… ma non puoi asciugarti, neppure la bandana sotto l’elmo può salvarti, le mani sono occupate e peggioreresti solamente la situazione se tentassi di alleviare il fastidio. La tuta militare è attaccata al corpo, la scarsa traspirazione le dona un pessimo odore e sembra sempre più pesante in quei giorni, unica protezione dai proiettili vaganti grazie al giubbotto.
    Quanti mesi sono trascorsi da quando è stato assegnato a quell’unità? In vero fatica a ricordarlo nonostante faccia affidamento sulla propria memoria, la sete può essere feroce quanto l’attesa, ma quello è il loro ruolo, il compito che sono portati ad adempiere, per il quale sono stati scelti e a cui non verrà meno.
    L’arma d’ordinanza istilla un falso senso di sicurezza ma per quanto lo riguarda aumenta solamente il carico da portare, in quanto medico incaricato, non può muoversi senza i suoi strumenti e mai lo farebbe. Il suono dei passi, delle suole degli stivali, cozza col rumore dei motori mentre la sabbia è ovunque, li appesantisce, come se fosse bagnata… impossibile sfuggirle, secca la pelle, le iridi, al punto che ti sembra di essere una statua di sale pronta a sgretolarsi.
    In quei momenti gli bastava chiudere gli occhi per rivedere il mare, la costa, ma non vi era profumo di salsedine in quel luogo… ah se solo fossero stati di stanza ad Al Wajh, con le sue acque calde, ma sognare e desiderare era un lusso.
    Una zona abitata era sempre un rischio, per quanto trovare delle mine fosse perfino peggio, come medico non apparteneva alla prima linea ma non poteva esimersi in quelle situazioni, scegliere di tentare, di salvare delle vite, aveva un costo. Tutto appariva calmo, alcuni edifici erano diroccati, altri meni, alcune persone erano per strada ma evitavano il drappello chiaramente, era tutto come sempre… osservare, controllare e riferire, era quella la vita di un soldato, la stessa che aveva scelto, impossibile da comparare a quella ospedaliera o da insegnante, ma nonostante questo ancora adesso, dopo che suo padre era morto, faticava a comprenderlo.
    “RPG!” una parola, tre semplici lettere, sufficienti a spazzare via ogni pensiero, ogni dubbio o senso di colpa… la voce di un soldato, la voce di Matthieu. Giunge attutita dalle protezioni eppure gli rimbomba nella testa, l’ennesima azione, già vissuta, già affrontata, ma qualcosa è diverso quel giorno… qualcosa non è come sempre.
    La disperazione, questa alberga nel tono della sua voce, nella voce di un soldato scelto, veterano di molte battaglie. Un boato, forte come un ruggito, rimbomba tra gli edifici, potente quanto il battito di un cuore, crudele, quasi doloroso… non si tratta di un avvertimento.
    “Come avevano fatto? Dove erano spuntati? Una talpa?” domande legittime a cui non avrebbe potuto dare risposta in quel momento, domande che la sua mente aveva formulato nella speranza di concedergli un senso di calma e compostezza, ma non vi era tempo per la diffidenza, non c’era modo di rimuginare, erano assieme, erano uniti, dovevano solo agire nonostante le fiamme, i detriti e le urla.
    La paura non svanisce, ci si può abituare ad essa crescendo, costringendosi a reagire, ma fa parte del proprio essere, protegge, avverte, ma a volte non è sufficiente. La gola si serra, quasi volesse soffocarlo, ma il suo orgoglio non gli concederebbe mai di unirsi alle grida… non che ci sia spazio nemmeno per esso in certi frangenti.
    I loro piani erano stati rivelati, questo era quanto, un agguato, nulla d’insolito, ma comunque devastante.
    Le orecchie vibrano e istintivamente ti abbassi come farebbe un bambino, nonostante il peso dei tuoi anni, afferri l’arma ma nulla può impedirti di vedere l’orrore. Spesso gli avevano mandato feriti colpiti da ordigni esplosivi o proiettili, era sufficiente mettere il piede nel punto sbagliato, ma quello era diverso.
    I frammenti sono ovunque, sembra la scena di un film, uno di quelli a pessima risoluzione dove la polvere si posa sulla telecamera e il regista decide di non girare un secondo ciack. Il metallo taglia, mutila, più efficace di una lama, corpi cadono a terra, arti vengono recisi, l’istinto di un medico è quello di reagire ma in quell’istante si sente bloccato e deve prendere un respiro quanto più profondo possibile, ma ciò fa sì che l’aria bollente e il fumo arrivino ai polmoni costringendolo a tossire.
    Tra un sussulto e l’altro la sua mente lo riscuote… non era normale, quell’esplosione non è normale, una granata RPG da insurrezionista poteva davvero fare tutti quei danni? Per quanto il modello fosse vecchio continuava a dubitarne, ma non aveva il modo o il tempo di soffermarvisi in quell’istante.
    Le raffiche iniziano e fischi indistinti, per via del ronzio causato dalla deflagrazione, lo affliggono, ma si tratta della sua squadra. Arrivano da tutte le parti e poi tornano le urla, soldati feriti, nessun medico degno di tal nome potrebbe ignorarli. Sollevarsi era l’unica scelta, l’unica che l’addestramento concedesse… arma alla mano, prendere la mira e colpire, poi quell’unica parola, l’unica che davvero contasse nell’intera colluttazione, almeno per lui “MEDICO!”.
    Era lui, privo di nome, il suo ruolo, la sua scelta, istintivamente le mani si muovono, il cinta che tiene il fucile contro il suo corpo torna ad essere molle quando abbandona l’arma per recuperare quanto gli occorre… il kit, la valigetta, ha tutto con sé, e così aggira il veicolo neanche fosse il canto delle sirene ad attrarlo, simile a un automa a cui finalmente è stato dato un comando chiaro, qualcosa che gli appartiene.
    Ciò che resta del rottame gli permette di raggiungere il ferito, era evidente che le ferite fossero gravi e bisognasse agire velocemente. Caricare un peso morto è inevitabile, ma le briglie aiutano, questi si auto-applica il laccio emostatico il che indica che è cosciente.
    La sabbia si apre come un’onda, poi tutto svanisce, il rumore, la tensione, l’esitazione… restano solo loro, solo il suono della radio abbatte la barriera, supporto aereo ravvicinato, avrebbe dovuto stabilizzare i feriti prima del loro arrivo per essere d’aiuto.
    Finalmente raggiunge la copertura liberandosi dei guanti, lavandosi rapidamente le mani con la soluzione fisiologica in dotazione prima di prendere la garza. L’ampolla di ketamina gli ricorda di pulire la ferita per poi recuperare la siringa e bucarne la parte superiore.
    L’ago s’immerge nel liquido trasparente prima che possa colpirlo con l’indice e liberarsi delle bolle d’aria, la sicurezza non si confà con la fretta ma salvarlo per poi creargli un embolo sarebbe assurdo.
    Un respiro, poi un altro, nel rendersi conto che aveva trattenuto il fiato fino ad allora, lo stetoscopio era proprio lì mentre gli apriva la divisa tagliandone la canottiera col coltello d’ordinanza per evitare ulteriori traumi “Mancanza suono nel lato sinistro del petto...” mormora tra sé, neanche fosse con uno dei suoi assistenti “... sospetto pneumotorace”.
    Il paziente è incosciente a quel punto, per sua fortuna, gli occorreva un ago più grande, cavo, la priorità era evitare la dispnea e l’arresto cardiaco rifletté, nel girarlo di lato, iniettando la Ketamina per poi eseguire l’operazione d’emergenza. Lì sotto l’ascella, per poi evitare le costole, augurandosi che i granelli di sabbia non si sollevassero in quel momento.
    Estrazione dell’ago e poi il sangue, ma conosceva la procedura a menadito, era sufficiente chiudere gli occhi per rivederla nella propria mente… poi il buio.





    La paura era intrinseca nell’animo umano e il buio avrebbe dovuto farne parte… ma la sorpresa fu superiore a quel punto, il silenzio così esteso, l’assenza del freddo, del caldo, un brivido avrebbe dovuto percorrerne la schiena ma non sentiva niente, non era niente, e per qualche ragione ne era consapevole. Poteva essere sopraggiunta la follia, il coma, che dei frammenti l’avessero reso ceco? Allora perché non sentiva nulla? Possibile che avesse ricevuto danni tanto estesi al sistema nervoso?
    Quella sensazione, era come galleggiare ma non riusciva nemmeno a comprendere se i suoi occhi fossero aperti o chiusi, se esistessero ancora, una volta in gioventù i suoi compagni di corso gli avevano fatto provare delle sostanze particolari ma non era certo di poterlo paragonare.
    Dov’era la battaglia? Dov’era il soldato? Le sue mani sporche di sangue? Perché non avvertiva niente? “Mi duole avvisarti che sei appena morto”.
    Una voce… una voce di donna, tanto femminile che l’avrebbe costretto a sussultare dopo tanti mesi tra i commilitoni, ma non era certo di poterlo fare in quel momento, era come trovarsi in un sogno, dimentichi del proprio corpo.
    La morte… come medico si era spesso interrogato al riguardo, alcuni, sfuggiti ad essa, dicevano di aver ricevuto visioni che ne descrivevano la vita, altri parlavano di luce, altri ancora sembravano spegnersi pian piano, morendo in vita. Possibile che fosse tutto lì? Quella sensazione di vuoto… non avrebbero dovuto trovare la pace o il tormento?
    Fu inevitabile pensare a sua madre, alle donne della sua vita e agli amici, la tristezza permeava quelle parole, ma riusciva solamente a chiedersi come fosse possibile. In guerra si contemplava spesso quella possibilità, ma ancora una volta, quel giorno, tutto gli appariva diverso, l’unica consapevolezza era che non si trattasse di uno scherzo “Siete… Dio?” avrebbe voluto deglutire, ma non sentiva la lingua né la gola, come aveva fatto a parlare? Com’era possibile che sentisse?
    Era tutto strano, lento, ma l’avvertì nuovamente, chiara come il sole che scaldava il Mar Rosso, la disperazione e il dolore, calde lacrime che era grato di non poter produrre. Era così crudele, una voce tanto dolce, affatto argentina, eppure limpida come acqua di sorgente, la stessa che fino a poco tempo prima avrebbe desiderato bere.
    Aggraziata e fragile nel buio, in grado di abbattere ogni difesa, di renderlo inetto, sentendosi inerme quanto un infante, era quella la morte? La sua morte… una parte di lui se l’aspettava, suo padre aveva sempre detto che non sarebbe sopravvissuto, era stato un vero stronzo… e lui uno sciocco che si sentiva in colpa per non essere andato al suo funerale.
    Era irragionevole, si trovava di fronte al divino, o almeno a ciò che più gli si avvicinava e non riusciva a far altro che a pensare alla sua famiglia e ai suoi commilitoni “Matthieu…” cos’era successo? La sua unità? Non era lì per aiutarli, per salvarli, alla fine era stato tutto inutile e non poteva nemmeno avvertire gli occhi e il petto bruciargli, dandogli modo di sfogarsi… era così ingiusto “Una frattura dello spazio è apparsa nell'area in cui stavi combattendo, eliminando qualunque cosa fosse al suo interno, indiscriminatamente e tu se l'unica anima che sono riuscita a salvare”.
    Una sagoma nel buio, come nei classici film dell’horror, avrebbe proferito una battuta se non fosse stato in lutto per se stesso, eppure era riuscito a girarsi per guardarla, senza sapere come “Una frattura, cosa significa… la mia unità” era come se non percepisse come propria quella voce, avrebbe voluto che fosse un gioco, un sogno, o che semplicemente fosse impazzito ma era come nei peggiori libri per ragazzi.
    Era l’unico, l’unico che lei era riuscita a salvare, come? Perché? Miriadi di domande albergavano nella sua mente, talmente tante che non sapeva da dove iniziare. Riusciva a cogliere del dispiacere e della speranza in quella figura, figura che poteva a malapena percepire nell’oscurità “In vero è stato un miracolo: la tua anima stava per essere obliterata, assieme a quella che stavi provando a salvare... ma la sua era troppo debole per resistere al passaggio;” avrebbe potuto salvarlo se avesse agito prontamente, se solo fosse riuscito ad essere più capace, fino alla fine era pieno di rimpianti.
    Avrebbe dovuto sparire assieme ai suoi commilitoni, allora perché, perché… “Sei rimasto solo tu... e non posso riportarti indietro, anche perché il tuo corpo non esiste più” il suo corpo, nemmeno le sue spoglie esistevano più e per quanto la donna parlasse normalmente era stanco come se fossero passati giorni, come se non avesse fatto altro che ascoltarla, spezzandosi a ogni sillaba. Avrebbe voluto riportare alla mente il volto dei suoi compagni, di sua madre, di se stesso, ma tutto ciò che gli restava erano ricordi a cui non riusciva a dare colore “Perché?” non era sicuro di essere riuscito a pronunciare o meno quella parola, si sentiva stanco, avrebbe voluto abbassare le palpebre e riposare, ma non era possibile.
    Tornare indietro… non gli era rimasto più nulla, amici, famiglia, perché non si limitava a lasciarlo andare? “Posso offrirti una nuova vita in un nuovo mondo” perché? Cominciava a detestare quella parola, era come se non restasse altro che la sua coscienza, fortuna? Fato? Perché avrebbe dovuto? Perché non limitarsi a morire… dormire “Morire, dormire, sognare forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perché in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti” e per quale ragione tra tutti i ricordi gli tornava in mente il suo professore calvo con l’alitosi che proclamava Shakespeare?
    Non sapeva se ridere o piangere ma fortunatamente non poteva fare nessuna delle due cose a quel punto, si trovava nel gioco dell’assurdo, dove ciò in cui aveva sempre creduto si era sgretolato e una presenza ingannevole si rivolgeva a un corpo senza vita che non aveva coscienza di sé, a saperlo avrebbe letto di più, studiato di più, non avrebbe dato nulla per scontato “Se ci stai puoi dirmi se hai qualche preferenza sul corpo in questione: vorresti quello che avevi? Posso fartene uno molto simile, identico in realtà, anche se non sarà mai lo stesso... Oppure vuoi cambiare qualcosa? Posso fare anche quello!” perché era così gentile? Perché perdeva tempo con lui? c’erano uomini migliori, molti dei quali erano morti al suo fianco, qual era lo scopo? “Perché?” perché voleva salvarlo, avrebbe solamente voluto chiudere gli occhi e tornare a prima che tutto iniziasse, a prima che sua madre morisse, prima dell’estate dei suoi quindici anni.
    La donna, la dea, lo spirito, qualunque cosa fosse, attendeva una sua risposta “Non lo so” era vero, terribilmente vero, ma doveva ragionare o lasciarsi andare all’oblio “Un nuovo… mondo” cosa poteva essere, nella follia tanto sarebbe valso stare al gioco, gli sembrava di trovarsi lì da tempo immemore, come se avesse ascoltato quelle parole migliaia di volte, ma com’era possibile? Tutto appariva così irreale, eppure una consapevolezza si era fatta strada in lui, la consapevolezza di voler vivere. Ma perché? E soprattutto come? Avrebbe potuto ritrovarsi ovunque, in un luogo privo di esseri umani e se questi fossero stati presenti cos’avrebbe fatto? Sarebbe rinato come affermavano diverse religioni?
    Non sapeva perché o percome, ma era come se l’altra avesse ottenuto la sua risposta, chiudendosi in religioso silenzio “Questa è solo un'idea astratta, un archetipo... per completarlo ti permetto di modificarlo secondo le tue preferenze nelle abilità, è come scegliere una classe in un gioco di ruolo!” ed eccolo lì, un corpo fluttuante… un gioco di ruolo, era certo di avervi preso parte almeno una volta, anche due, la tentazione di chiederle se lo stesse prendendo in giro era cocente ma la sua pazienza, la sua dolcezza, lo destabilizzavano, quanto era passato da quando era stato trattato così? Un uomo adulto avrebbe dovuto imparare dai propri errori, ma vedendo quella forma adolescenziale venne colto dalla nostalgia… com’era possibile resistere al silenzio di una sirena?
    Aveva dimenticato di essere stato così giovane, senza nemmeno un filo di barba, aveva detestato quel suo aspetto così efebico, quasi androgino, suo padre lo odiava, ma sua madre no, lei era diversa, gli aveva ricordato di vivere fino all’ultimo istante, finché era stata in grado di parlare, di guardarlo, possibile che si fosse sentita come lui? intrappolata in una dimensione che non era sua, con davanti una sorta di ridicola schermata.
    Non era certo di quanto tempo fosse passato, giorni, mesi, anni, gli pareva infinito, eppure quelle scelte assurde non erano svanite e la voce restava in attesa come la più paziente figura materna del creato, ma per quanto aspettasse aveva la sensazione che quella flebile luce non si sarebbe spenta neanche se avesse voluto “Perché prendersi tanto disturbo, mia signora… mia Dea?” poteva davvero rivolgerglisi? Anche se era più calmo la situazione era rimasta immota. Anche mettendo caso che tutto fosse vero a cosa gli sarebbe servito? “Volete che rinasca?” avrebbe avuto una nuova famiglia? Dei fratelli? Dei genitori? Era improbabile poiché aveva scelto di dargli un corpo, sempre che quell’assurdità fosse reale o possibile “Dimenticherò chi sono?”.
    Se intendeva stare al gioco doveva riflettere, un neonato non sarebbe stato in grado di difendersi e ancor meno un bambino o un ragazzo col volto spruzzato di efelidi e grandi occhi verdi “Incursore, Medico di Guerra… Lama di Luce?” diamine, se avesse potuto si sarebbe passato una mano sul volto, cosa significavano? Magia Luminosa? In tutta onestà non sapeva a cosa dare senso “Intendete riportarmi alla guerra?” perché salvarlo allora? Solo per combattere ancora? Beh era un soldato “Un medico che ha abbandonato la perfezione della pratica pur di portare le sue cure in prima linea” era vero e se non l’avesse fatto… se fosse andato al funerale, rientrando in patria, sarebbe stato ancora vivo. Era così ironico, ma c’era un’unica cosa che sapesse fare, l’unica in cui eccelleva “Medico di Guerra… sembra che l’abbiate creata per me” avrebbe sollevato un angolo della bocca in un sorriso sghembo ma sul volto di quel ragazzino non era certo che avrebbe donato, temeva perfino di toccarlo e di realizzare che era tutto vero “Cosa scegliereste? Perché vi prendete tanto disturbo per qualcuno come me?”.

    Medico di GuerraDescrizione: Un medico che ha abbandonato la perfezione della pratica pur di portare le sue cure in prima linea. Controbilancia le ridotte abilità mediche con dei nervi d'acciaio e la capacità di partecipare attivamente al combattimento, tuttavia la sua necessità di restare vivo lo fanno tenere lontano dalla mischia.
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    Non era certo di come fosse riuscito a parlarle, di come l’angoscia fosse mutata in qualcosa di diverso, di familiare, per qualche ragione quella presenza era riuscita a catalizzare ogni aspetto di lui, si sentiva stranamente libero nonostante gli orrori a cui aveva assistito e la vuotezza della sua esistenza… ricominciare avrebbe potuto non essere così terribile, non dubitava che il suo capitano e i suoi uomini avrebbero voluto che avvenisse, che potesse salvare altre vite, alcuni avrebbero insistito anche solo perché amavano i videogiochi.
    La giovane età poteva suscitare un senso di protezione, di appartenenza, non sapeva cosa sarebbe successo da quel momento, ma sarebbe stato disposto a combattere per un mondo che neanche conosceva? “Vi prego… ci sono altre informazioni che potreste darmi?” nessuno aveva mai risposto alle sue preghiere, ma quella presenza era lì per ricordargli che esistevano forze che gli uomini potevano solamente immaginare.



    ABILITÀ USATE


    N/A

    SkillDiClasse + Metamagia
    Descrizione.
    Costo: ValoreTipo + CostiMateriali
    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse + Metamagia
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    Costo: ValoreTipo + CostiMateriali
    [Descrizione Contestuale]

    Metamagia: TipoMetamagia
    Descrizione.
    [Punti Stregoneria Usati (Turno Attuale): X]

    SkillDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]




    OTTENUTI:


    BUILD: Nome Lv [Avanzamento%]
    ===================================================
    ARMA Rank X: x? (Status)
    ===================================================
    OGGETTI: x?


    ManaVitaEnergia
    --- / ------ / ------ / ---
    ForzaTempraDestrezzaRiflessi
    ////////////
    VelocitàIntelligenzaVolontàFortuna
    ////////////


    Edited by Haral - 1/5/2024, 12:40
     
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    Mentre il tuo pensiero vaga per le tue memorie, per i ricordi delle persone a te care, puoi notare che il buio attorno a te inizia vagamente a mutare, mostrandoti l'ultimo pensiero nella tua testa al momento del decesso; non è tua madre, non è a tua famiglia, sono i tuoi compagni: immagini dei tuoi commilitoni, della tua squadra, gli addestramenti, le nottate di guardia, gli scherzi in baracca e, sì, anche le botte e le risse tra compagni terminate con esercizi fisici protratti fino allo sfinimento; quante flessioni avrai fatto perché qualcuno, non necessariamente te, nella tua squadra si è fatto incastrare dal sergente? Erano momenti come quelli che formano compagni, amici di una vita. E tutto era finito, spezzato, in uno schiocco di dita. Chiedi alla figura se si tratta di Dio. "Il modo più semplice per spiegarlo è: sì, ma non quello che pensi. Sono una delle divinità di un altro mondo." Risponde lei.
    "Non pensare troppo al come sia possibile comunicare nel tuo stato: è semplicemente possibile, non c'è bisogno di complicare le cose." Notando come stessi collassando in preda alle emozioni, al dolore e al dispiacere, puoi notare come la figura resta in silenzio, lasciandoti sfogare tutto quel male interiore. Questi momenti di attesa, intervallati dalle sue spiegazioni su cosa ti fosse successo, fanno protrarre quell'intermezzo per un tempo non specificato. Quando le sue parole ti fanno pensare che fosse a causa tua se un tuo compagno non poteva essere salvato, senti qualcosa toccarti; pur non avendo un corpo, è come se la dea avesse poggiato una mano sulla tua testa e ti stesse strofinando i capelli. "Anche fossi stato più preparato, non avresti avuto il tempo per salvarlo: la frattura è esplosa in un attimo." Aggiunge poi un ultimo dettaglio. "Ci fossi anche riuscito, non sareste comunque scampati: eravate nel punto sbagliato nel momento sbagliato. Per questo non fartene carico: non è colpa di nessuno." Ti dice, con una voce empatica, materna. Forse è conscia di qualcosa quando i tuoi pensieri tornano alla tua giovinezza, il tuo nuovo corpo, infatti, rassomiglia un versione molto più puerile di te. Le chiedi come mai si è presa carico di te, ma la risposta che dà è vaga, incerta. "Chissà..." Per tutto il tempo, la sua mano non ha abbandonato la tua "testa", cercando di far sentire la sua presenza, nonostante non avessi modo né di vederla né di sentirla direttamente. Era una sensazione... anomala, peculiare, ma non spiacevole, bensì calda e dolce. "Non ti farò rinascere, ti ho dato un nuovo corpo e vivrai direttamente in quello; non dimenticherai chi sei, se non sarai tu a chiedermelo. Quindi dimmi, Raphael: vuoi dimenticare?" Ti chiede dolcemente. "Se pensi di non poter andare avanti coi ricordi della tua vita passata, basta dirlo e farò in modo che non ci sia nulla da ricordare." Chiedi se ha intenzione di portarti in guerra. "Non detterò nulla per te: se vorrai combattere, combatterai; se non vorrai farlo, nessuno ti spingerà a farlo, ma il mondo in cui stai per andare è pericoloso, senza scrupoli, ben più di quello da dove provieni: in qualche modo dovrai difenderti e io ti sto solo mettendo davanti la scelta su come vuoi farlo, prendendo spunto e ottimizzando le capacità che già avevi in vita. Per questo non posso scegliere per te: la decisione è tua e solo tua." Conferma.
    Non risponde all'altra domanda: forse la trova insignificante, forse le sue motivazioni non sono comprensibili dalla mente mortale, o forse ancora non ne ha di motivazioni. "Vi prego… ci sono altre informazioni che potreste darmi?" C'è una pausa, dopo queste parole; da dietro il bordo del tuo campo visivo, lì dove la figura resta - impossibile da mettere a fuoco, eppure lì - ti sembra di percepire un sorriso da parte sua. "Normalmente ti fornirei conoscenza sul pianeta che stai per raggiungere e qualche spezzone di ciò che ti aspetta nel breve futuro; se ciò non ti basta, dimmi: cosa vorresti sapere?" Attende, dunque.



    Valuta bene cosa chiedere.
    La Dea potrebbe cambiare opinione su di te e/o agire in determinati modi, in base a ciò che chiedi.
    La Dea potrebbe non rispondere ad alcune domande.
    Hai il tempo per fare 3 domande, dopo di ché, la Dea dovrà forzatamente proseguire con la reincarnazione.

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    Non si stava comportando bene… lo sapeva, era in presenza di qualcosa che andava oltre la ragione, oltre l’esistenza e il conoscibile. La fede e la consapevolezza non avrebbero mai dovuto incontrarsi ma era accaduto, questa era la morte scelta per lui.
    Eppure la sua mente era ineluttabilmente ancora legata al campo di battaglia, tutto era avvenuto talmente in fretta da non dargli modo di percepirlo, come se gli avessero sparato in testa… o almeno, così aveva immaginato, fino ad allora, che potesse succedere.
    L’apparizione era stata paziente, cortese, perfino comprensiva, di certo più dei superiori, degli insegnanti e dei familiari con cui era cresciuto. Era qualcosa d’incomprensibile, ma era come se, in quella dimensione, stesse rivivendo le fasi del lutto, in maniera disordinata ed estremamente rapida… o almeno tale appariva a quella parte della sua coscienza che ancora esisteva.
    Come medico conosceva varie versioni, la prima comprendeva sette stadi.
    Di certo era rimasto scioccato inizialmente, ma la negazione, in vero, non l’aveva vissuta appieno, dopotutto era un militare… un medico militare, e aveva visto così tante persone andarle incontro. Forse era la loro natura, ma si creava una sorta di barriera a un certo punto, dopo tanti anni.
    La rabbia era subentrata in seguito, verso se stesso e verso il paradosso, ma se anche avesse creduto che fosse stata quella creatura a realizzarlo cos’avrebbe potuto fare? Aveva sentito il suo rammarico, la tristezza, ed era lì a tentare di aiutarlo nonostante fosse stato piagnucoloso come un poppante.
    Invece della contrattazione si era trovato a discutere sulla possibilità di una nuova vita, chi altri avrebbe potuto avere una simile fortuna? Era un miracolo a detta dell’altra, il che rendeva vana la depressione, la verifica e l’accettazione.
    Stava fluttuando in una sorta di nulla, ed era stupefacente che la sua mente vi si fosse abituata tanto facilmente, ma trovandosi davanti al divino avrebbe accettato anche una diagnosi di follia. Pertanto si sarebbe affidato agli psicologi britannici che parlavano di fase di stordimento, di struggimento, di disperazione e disorganizzazione, per poi passare alla riorganizzazione… certo non erano francesi ma poteva farci ben poco a quel punto.
    Qualcosa stava mutando, dal vuoto alla forma, era come trovarsi di fronte a una diapositiva, una di quelle antiche, quando ancora non esisteva il suono. Poté rivedere Matthieu, il suo migliore amico, una testa calda che detestava perdere, ma era stato un uomo leale, fidato, con lui… con la sua unità, aveva trovato il suo posto, creando quella famiglia che aveva tanto cercato.
    Non si era mai sposato e non aveva avuto figli, per quanto ne sapesse, il suo mestiere non gli aveva nemmeno concesso di tenere un animale, ma era stata una buona vita, dove aveva conosciuto tante persone, visitato buona parte del mondo e studiato qualunque cosa lo interessasse.
    Se avesse avuto un volto la Dea avrebbe potuto vederlo sorridere, nonostante l’amarezza e il dolore non sarebbe riuscito a nasconderne un accenno. Ricordava quei giorni, gli addestramenti assurdi, a ogni ora del giorno, con qualsiasi tempo, si erano perfino pentiti di non essere entrati nella Légion étrangère… quante notte interminabili e quelle brandine che facevano apparire il pavimento talmente comodo e attraente. Senza contare gli scherzi continui, le scazzottate, per un qualsiasi motivo, che fosse anche solo la noia… seguite poi dalle immancabili punizioni, solo a pensarci gli facevano male le braccia.
    Il Sergente, un uomo duro come l’acciaio, che aveva temprato i loro corpi e le loro menti, che sembrava sapere sempre cosa stessero combinando, ma nonostante gli esercizi massacranti e le liti erano rimasti uniti. Era stata una di quelle amicizie che sarebbero proseguite per tutta la vita... pensare che si erano sentiti come i moschettieri di Alexandre Dumas, pronti alla rivalsa, degli Edmond Dantès moderni, ma non erano stati altro che bambini spaventati finché il campo di battaglia non li aveva forgiati, costringendoli a mettere in discussione ogni cosa, e lì era lo stesso.





    "Il modo più semplice per spiegarlo è: sì, ma non quello che pensi. Sono una delle divinità di un altro mondo" poteva comprenderlo, tra i commilitoni aveva incontrato diversi credi e culture, ma comunque quella situazione non poteva che risultargli inspiegabile, per quanto riuscisse ad avvertire il rispetto e la gratitudine che crescevano nel suo animo.
    Ancora una volta le sue parole erano state udibili, ma più ci rifletteva più non riusciva a dargli un senso, non era certo che quella fosse la sua voce, nemmeno che si stesse esprimendo in francese, e non possedeva neppure le orecchie “Non pensare troppo al come sia possibile comunicare nel tuo stato: è semplicemente possibile, non c'è bisogno di complicare le cose” era come se l’altra potesse scrutarlo fin nel profondo, come se non esistesse modo di sfuggirle o nascondergli alcunché, ma nonostante questo non si sentiva giudicato né messo alla prova, era tutto talmente naturale da essere quasi piacevole, il che non poteva che impensierirlo. Com’era possibile che non provasse timore o soggezione?
    Quel silenzio, che avrebbe dovuto agitarlo, fu come un grido liberatorio, come se potesse dargli sollievo dall’orrore e dalla disperazione, almeno per un po’. Aveva la sensazione che il tempo stesse di nuovo scorrendo e che, allo stesso tempo, non esistesse in quel luogo.
    Sofferenza e gioia s’intervallavano prendendosi gioco di lui, nel ritrovare il volto delle persone care rivedeva la vita ma non poteva dimenticare cosa l’avesse portato davanti a quella presenza.
    A un certo punto, però, un calore lo pervase, qualcosa che avrebbe dovuto risultare sgradevole e avulso… quale il tocco di un estraneo, questi invece si rivelò estremamente potente. Era come se si fosse immerso nell’acqua calda, come se ogni tensione o aspetto negativo potessero svanire. Era un contatto, una carezza, qualcosa di così semplice… solo che non possedeva alcun corpo, non aveva pelle, muscoli o ossa, se fosse stato un poeta avrebbe creduto che stesse sfiorando la sua anima.
    Non provò imbarazzo né esitazione, si trattava di un’emozione, qualcosa di puro, d’incontaminato, come la vicinanza di una madre, familiare come l’aria stessa, qualcosa che gli riportava alla mente profumi e tepori. Dalla morte della donna non aveva mai più sentito un tale senso di quiete, di sicurezza, di completezza, se avesse avuto un cuore questi gli si sarebbe stretto nel petto “Anche fossi stato più preparato, non avresti avuto il tempo per salvarlo: la frattura è esplosa in un attimo. Ci fossi anche riuscito, non sareste comunque scampati: eravate nel punto sbagliato nel momento sbagliato. Per questo non fartene carico: non è colpa di nessuno” non aveva alcun dubbio che stesse dicendo il vero eppure si sentiva bruciare di vergogna, in quello stato sarebbe stato spinto a credere a ogni cosa nonostante l’addestramento e le fatiche… ma c’era dell’altro, si trattava d’istinto, qualcosa che tutti gli esseri possedevano e che gli faceva desiderare che quell’istante continuasse, non c’era ragione di formalizzarsi sul fatto che non possedeva una testa o dei capelli in quel momento, lo sentiva e tanto gli bastava.
    Empatia… era sempre stato accusato di essere un uomo freddo e distaccato, ma in quel frangente si sentiva profondamente diverso, era come se non ci fosse alcun bisogno di parlare o agire, tutto si stava avviando naturalmente verso un obiettivo o una conclusione.
    I suoi uomini avrebbero riso nel cogliere la fragilità della sua fanciullezza, in quel corpo che man mano stava apparendo, costringendolo ad abbandonare quell’attimo di pura perfezione, in grado di sanare le sue ferite. E così era apparso il ragazzino che era stato così allampanato coi suoi 1,76 cm e i suoi 60 Kg, eppure non possedeva l’aria emaciata che l’aveva contraddistinto per buona parte della vita, era come se fosse più sano, come se quell’organismo potesse crescere normalmente, senza tare genetiche o problemi di vista, pareva che fosse stato plasmato prendendo il meglio che i suoi geni avessero da offrire.
    Quella forma gli avrebbe strappato un sorriso più ampio in diverse circostanze “Chissà...” non seppe interpretare quella risposta, poteva darsi che preferisse non dirglielo ed era strano avvertire dell’incertezza in un essere superiore, ma era colpa sua, non avrebbe dovuto permettersi di osare tanto.
    Non poteva vederla o sentirla davvero, ma tacque e tacque, quasi desiderasse che quel momento potesse protrarsi il più a lungo possibile, liberandolo dal patimento straziante che l’aveva attanagliato fino ad allora… una dolcezza che non era più stato in grado di provare “Non ti farò rinascere, ti ho dato un nuovo corpo e vivrai direttamente in quello; non dimenticherai chi sei, se non sarai tu a chiedermelo. Quindi dimmi, Raphael: vuoi dimenticare?” il suo nome, solo sua madre l’aveva chiamato così. Quanto tempo era passato… quando da Raph era diventato Dottor Dubois? C’era stato perfino chi l’aveva chiamato DD, anche perché tendeva a prolungarsi durante le spiegazioni.
    C’era qualcosa d’importante, di fondamentale, in ogni parola della Dea, sembrava che potesse realizzare ogni cosa “No…” gli sfuggì dalle labbra, in un sussurro che parve più un boato in quel silenzio assoluto “… vi sono grato, ma non posso” avrebbe reso tutto più facile, più comprensibile, in un certo senso, ma non poteva abbandonare se stesso e coloro che l’avevano accompagnato rendendolo quello che era.
    Le sue prospettive, i suoi sogni… tutto era svanito, ma agire in quel modo sarebbe stato da codardi, da vigliacchi, avrebbe tradito se stesso e tutto ciò per cui aveva vissuto, e anche se questo non avesse avuto alcun valore, nel nuovo mondo, non era disposto rinunciarvi “Se pensi di non poter andare avanti coi ricordi della tua vita passata, basta dirlo e farò in modo che non ci sia nulla da ricordare” se l’avesse ritenuta angelica sarebbe stato irrispettoso, ma dentro di sé era consapevole che non avrebbe potuto agire altrimenti, anche se questo avesse potuto epurare ogni male “Sono un soldato, non merito una tale pace” ammise, alla fine “E vorrei ricordarmi di voi… se mi è concesso”.
    Parlare della sua vita passata era così assurdo, era come se avessero semplicemente girato la pagina di un libro, era proprio lì, davanti ai suoi occhi, ma non potevano tornare indietro “Non detterò nulla per te: se vorrai combattere, combatterai; se non vorrai farlo, nessuno ti spingerà a farlo, ma il mondo in cui stai per andare è pericoloso, senza scrupoli, ben più di quello da dove provieni: in qualche modo dovrai difenderti e io ti sto solo mettendo davanti la scelta su come vuoi farlo, prendendo spunto e ottimizzando le capacità che già avevi in vita. Per questo non posso scegliere per te: la decisione è tua e solo tua” un luogo pericoloso, perfino più di quello da cui proveniva, avrebbe dovuto esserne terrorizzato ma in qualche modo si sentiva a proprio agio, forse per l’illusione della vicinanza dell’altra, per le sue parole o per il corpo imberbe che gli ricordava chi era stato e quanto aveva fatto fino ad allora.
    Come voleva vivere quella nuova vita? Come un cavaliere luminoso o un guerrafondaio? Alla fine restava un medico e nonostante i suoi giuramenti potessero non valere niente erano suoi. Lei gli stava dando una scelta, un possibilità di salvezza, rappresentava la speranza, qualcosa che aveva perso e di cui faticava a riappropriarsi. Mandare un ragazzino in una zona insidiosa sarebbe stato da sciocchi, ma non poteva evitare di chiedersi come sarebbe stato… cosa sarebbe accaduto se alla morte di sua madre avesse scelto diversamente? Forse quell’aspetto non avrebbe allungato la sua vita, ma gli avrebbe concesso del tempo, ed era tutto ciò che chiedeva.
    Una pausa, seguita da un silenzio che gli parve infinito ma che grazie alla Dea non gli era affatto sgradito, era come se il suo spirito si fosse calmato, almeno apparentemente, che l’ansia e la foga avessero abbandonato le sue parole, placando le sue emozioni “Normalmente ti fornirei conoscenza sul pianeta che stai per raggiungere e qualche spezzone di ciò che ti aspetta nel breve futuro; se ciò non ti basta, dimmi: cosa vorresti sapere?” era generosa, troppo generosa, e lui si stava rivelando un ingordo, un arrogante, un approfittatore, qualcosa che detestava profondamente. Gli sembrava di essere in una chiesa e poi in una favola, con un genio a cui porre i suoi tre desideri… eppure in quell’apparizione non scorgeva nulla di malvagio, nulla degli orrori che l’animo umano poteva palesare.
    Gli avrebbe concesso informazioni sul pianeta che stava per raggiungere, quindi se il suo corpo non fosse stato adatto era convinto che l’avrebbe avvisato, gli avrebbe perfino detto cosa sarebbe accaduto nell’immediato futuro… chiedere di più sarebbe stato veramente imperdonabile, ma di fronte a qualcosa d’incredibile si rischiava di vacillare.
    Non riuscì a evitare che nella mente gli si accavallassero violentemente tutte le domande che la storia dell’umanità avrebbe voluto porre: il perché dell’esistenza, cos’era accaduto, se era apparso prima l’uomo o la gallina, ma in tutta onestà non credeva davvero che l’altra avrebbe deciso di rispondergli, anche perché si trattava del suo vecchio mondo. La Dea gli aveva mostrato un’immensa bontà e se ne avesse approfittato non se lo sarebbe mai perdonato, ripercussioni o meno, al solo pensiero avrebbe dovuto bruciare nelle fiamme dell’inferno, sempre contando che esistesse.
    Grazie a lei era riuscito a riprendere parte della compostezza che l’aveva contraddistinto in vita, aiutandolo nel suo mestiere, dalle tende da campo, alla sala operatoria, fino all’aula scolastica. Non c’era modo di tornare, su quello era stata chiara, e comunque non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo si disse, lieto di non possedere un volto che potesse incupirsi.
    Chiederle perché conoscesse il suo nome sarebbe stato futile, si trovava nella sua mente e probabilmente era a conoscenza di qualsiasi domanda potesse rivolgerle.
    Aveva asserito che non intendesse imporgli il proprio volere e anche solo per questo avrebbe dovuto ringraziarla… ma probabilmente non l’avrebbe accettato, era troppo buona ai suoi occhi, ma come agire altrimenti? Non avrebbe mai potuto ignorare la sua salvatrice e nemmeno esimersi dal tentare di ripagarla.
    Era arrivata al punto di ottimizzare le sue capacità, ciò significava che avesse visto del valore in lui, e come un’alleata intendeva aiutarlo, ed era perfino al corrente delle sue perplessità, della tensione generata all’idea che non avrebbe potuto comunicare con chiunque avesse incontrato e dei dubbi sul suo stesso corpo, gli umani dopotutto non respiravano in ambienti mariti ed erano creature delicate rispetto ad altre, ma nonostante questo lo sopportava.
    Temeva che la testa potesse scoppiargli da un momento all’altro, ma fortunatamente era assente, quindi sarebbe stato completamente onesto, fin troppo sincero, com’era avvenuto dall’inizio di quel fatidico incontro. Lei si sarebbe comunque accorta del contrario, ma invece di criticare le sue debolezze l’aveva accompagnato finché non era stato in grado di dare seguito ai propri pensieri.
    “Quindi siete la Dea di questo mondo… una delle divinità” inizialmente non era riuscito a dare il giusto peso a quanto aveva detto, ma era come se ognuna di quelle parole gli fosse stata incisa a fuoco nella mente “Come posso rivolgermi a voi, senza offendervi?” se anche avesse voluto ringraziarla, pregarla, o semplicemente pensare a lei, come avrebbe dovuto fare? Non era mai stato un grande credente, ma tutti gli uomini potevano cambiare.
    Non avrebbe avuto senso nemmeno chiederle perché fosse stato miracolato, lei stessa aveva parlato del caso, ma ciò non contava “Potrò rivedervi…” si rese conto di averle rivolto una richiesta infantile ancor prima di pronunciarla, anche perché effettivamente non poteva vederla, ma non fu in grado di evitarlo “… cioè, tornerò in questa condizione alla mia morte?” parlare di una terza morte avrebbe dovuto essere terrificante, ma era curioso come chiunque altro su cosa ci fosse ad attenderlo.
    Lei probabilmente si aspettava qualcosa di diverso, oppure non si aspettava nulla, ma cosa si aspettava lui da se stesso per quella vita? “Avete detto che non detterete nulla su questa mia nuova vita, ma sono disposto ad agire diversamente, avete un compito per me… una missione?” forse in quel modo avrebbe potuto dimostrarle la devozione e la gratitudine che provava, era un soldato, rispettava gli ordini e portava a termine quanto gli veniva detto… anche se non era una macchina ma una creatura con principi e morale, ma qualunque scopo avesse assunto la sua esistenza non avrebbe mai scordato quella figura, a meno che non gli avesse cancellato davvero i ricordi “Vi giuro che darò tutto me stesso per adempierla”.


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    No. Una semplice parola, una negazione netta... Una parola semplice, sì, ma che nel contesto del divino e del sovrannaturale ha indiscutibilmente una potenza incredibile: in qualunque storia promulgata, divulgata, in tutte le culture sia terrestri che aliene, quando si tratta con entità del genere protrarsi nelle specifiche raramente porta a buoni risultati: c'è sempre uno svincolo, una frase rigirabile, qualcosa che possa portare a danno, quando si prova a dilungare nel tentativo di avere di più o di uscirne superiori. No, invece è potentissima come parola: non è vago come un dubito, non è confuso come un forse, né dà motivazioni contrattabili come non voglio o non posso. Netto rifiuto; nulla di più potente. La Dea accetta il tuo rifiuto, annuendo in risposta. "Allora no, Raphael: ricorderai tutto ciò che hai vissuto nel tuo mondo, non un dettaglio ti sarà escluso, né ottenebrato; ad eccezione di uno: non avrai ricordo dell'istante della tua morte, per quanto breve, non posso permettere che tale sofferenza resti impressa nel tuo conscio; saprai di essere morto e come, ma senza le rispettive sensazioni. Sarebbe troppo crudele, altrimenti." Dice, facendo poi un sospiro. "Sei davanti ad entità divina, Raphael e in quanto tale posso dirti: sì, meriti pace. A maggior ragione in quanto soldato." Conclude il discorso.

    Giunge quindi il momento delle tue domande: pensi di essere ingordo, fuori luogo, irrispettoso, ma francamente non c'era cosa più giusta che potessi fare; chi per per un motivo, chi per altri, raramente chi si è trovato nella tua posizione ha fermato il processo di reincarnazione per fare domande. "Come posso rivolgermi a voi, senza offendervi?" Chiedi... Forse ignori il peso di tale domanda e ti sembra di percepire la sua espressione mutare in una di sorpresa, per poi passare ad un sorriso malinconico. "Il mio Vero Nome non è pronunciabile da nessuna lingua mortale e le orecchie mortali che lo ascoltano perderanno qualunque facoltà uditiva, vocativa per il resto dei loro giorni, né avranno modo di riferirlo per via scritta." Resta in silenzio per qualche secondo, per poi concludere. "Non posso permettere che ti accada qualcosa del genere, no..." Resta nuovamente in silenzio per qualche secondo, molti più di prima. "Che il mio nome, per te sia: Arpo." Quando senti quel nome, senti come se un cuore che non possiedi saltasse un battito.
    "Non ho alcun desiderio che il mio nome venga sparso, conservalo come tesoro in cuor tuo. È meglio così per tutti." Dice e proprio in quel momento una schermata appare.

    NOTIFICAHai udito il Sacro Nome della Dea della Senzienza. La tua voce e il tuo volere raggiungeranno più facilmente la sua presenza. Hai ottenuto una Sacra Reliquia del Volere Divino. Quando l'anima si ricollegherà ad un corpo, sarà possibile svelare tale reliquia.

    Hai ottenuto le Skill: Invocazione Divina (Arpo) I e Preghiera I


    "Potrò rivedervi… cioè, tornerò in questa condizione alla mia morte?" È silenzio quello che segue la tua domanda; un buon minuto sembra passare, prima che Arpo risponda.
    "È possibile, ma no: non ritornerai qui alla morte; semplicemente la morte non rientra nel mio ruolo. Quando giungerà il tuo momento, un'altra Dea ti accoglierà al riposo eterno." Risposta anche a questa domanda, la terza arriva rapida. "[...] avete un compito per me… una missione?" Un sospiro, forse sconsolato, ma la risposta a questa domanda arriva altrettanto rapidamente. "Il tuo zelo è ammirevole, ma... No. Non ho alcun compito per te che non sia vivi la tua vita; tieni a cuore la tua sopravvivenza." Ti dice, dolce.

    "È giunto il momento." Arpo enuncia, mentre inizi a vedere lo sfondo che prima ritraeva i tuoi ricordi mutare in una visione dallo spazio; la visione di un pianeta e in un punto di quel pianeta puoi vedere una serie di sei zolle di terra, separate dalla superficie e galleggianti a un passo dalle stelle. "Queste sono le Isole del Paradiso. Non pensarci troppo sul nome, non hanno nulla a che vedere con l'aldilà. Stai per essere trasferito su una di queste isole, nello specifico, ti risveglierai sull'isola di Arcadia, la maggiore delle sei. Per quanto riguarda ciò che sta per succederti..." In quello specifico momento, ti sembra di percepire uno scossone, brusco e rapido. "Quel che ti sta succedendo, poiché sei rimasto qui... riprenderai conoscenza mentre ti stanno trascinando al riparo: stai venendo recuperato dalle truppe del governo dell'isola, essi ti porteranno al sicuro, se li seguirai; altrimenti può decidere di prendere la tua strada... Qualunque cosa decidi di fare, non attaccarli, non sopravvivresti." Gli scossoni diventano più ruvidi e inizi a percepire rumori di fondo, mentre tutto inizia a farsi chiaro. "Tieni a cuore la tua sopravvivenza, Raphael e abbandona l'idea di essere la causa di ogni male, non ne gioverà nessuno, tanto meno--." E con la frase spezzata, riprendi conoscenza osservando dell'asfalto frammentato e il braccio del tuo nuovo corpo, a penzoloni. Delle gambe in mimetica sono l'unic'altra cosa che noti nei primi istanti del tuo risveglio... almeno coi tuoi occhi; le tue orecchie non sono così fortunate.
    Il rombo del fuoco automatico e quello di precisione risuona potente nelle tue giovani orecchie e quel terrificante rumore è a te familiare; ovviamente, dopotutto ricordi ogni cosa ti sia successa e hai vissuto, come hai chiesto. "CT! CT! Abbiamo il Cigno! Chiedo supporto immediato! Contatti ovunque!" La voce in preda al panico è intervallata da attimi in cui affanna per riprendere fiato, forse stanca per lo starti trasportando in spalla, correndo, sotto il fuoco nemico. "210 in alto, 100 metri! 310, 50, SONO OVUNQUE!" - "RYAN! Sfonda quella porta!" Un tonfo sordo, altri due in tempi brevi e senti dolore, ti ritrovi a ruzzolare sull'asfalto, ma non fai in tempo a capire che succede che due mani ti prendono per le spalle e ti trascinano all'interno di un edificio. "Controllate se è fer--" Il rumore dell'aria tagliata, spezza a metà la frase e puoi vedere il corpo di una donna in mimetica accasciarsi a terra. Il suo volto si salda nella tua mente mentre osservi i suoi lineamenti e il suo aspetto: è giovane, spaventosamente tale, dai lineamenti dolci e morbidi, dalle curiose orecchie simili a quelle di uno shiba inu in testa, il tutto spezzato da un foro che dal suo occhio ti permette di vedere il muro dietro di lei. "HANNO PRESO JESS! CT! 90-Actual K.I.A.! DOVE CAZZO È IL SUPPORTO?!" Una voce alla radio - in qualche modo riesci a sentirla chiaramente - dà la brutta notizia al soldato. "Supporto Negativo, 90! La Centrale Idroelettrica è sotto assedio, non abbiamo risorse disponibili se non in tempo 20 minuti." - "CAZZATE! In venti minuti saremmo già sepolti! DATECI QUALCOSA!" Un suono ripetuto, elettrico, ma simile a quello di una mitragliatrice, intervalla la discussione e puoi vedere uno dei soldati steso a terra fornire fuoco di soppressione con una mitragliatrice leggera... o almeno ti sembra di capire che quello sia. "Verifico... Possiamo autorizzare l'uso di Artiglieria W100T nella zona." Quelle parole sembra dare aria respirabile per il gruppo, quando vedi il mitragliere venire colpito sull'elmo e sulla spalla sinistra. Il ragazzo emette un gemito di dolore, levandosi dalla porta dal quale stava facendo fuoco per mettersi al riparo dietro il muro.
    "CT! Marchiamo le coordinate. Danger Close!" Una figura, la cui altezza ti ricorda una bambina è rapida a prendere una granata, togliere la sicura e lanciarla oltre la porta. "Merda! Bad-nade! Dobbiamo levarci di qui! ORA!" Mentre vieni caricato nuovamente come un sacco di patate, puoi solo scorgere uno dei soldati mormorare "Mi dispiace, Jess..." prima di prendere un oggetto dal suo corpo e iniettarle qualcosa. Il gruppo sale rapidamente le scale per due piani, raggiungendo una balconata dalla cui iniziano a saltare per raggiungere l'edificio adiacente e quello adiacente ancora in una folle corsa per la vostra vita, quando improvvisamente una nube di fumo s'innalza al di sopra delle finestre del vostro piano, prima ancora che sentiate il boato o percepiate le vibrazione e quando arrivano, il soldato che ti sta caricando non può fare a meno di tentennare e quasi ti fa cadere a terra, ma si riprende abbastanza in fretta da evitarlo. Le orecchie fischiano e per venti secondi il mondo, per te, sembra essersi ammutolito. Vieni poggiato contro una colonna, al sicuro, mentre il gruppetto di quattro soldati si assicura che non siano inseguiti, né che stanno per essere assediati o intrappolati. In quel momento puoi notare una schermata nel tuo campo visivo.

    NOTIFICAOsservato dalla Dea (Arpo): La Dea della Senzienza ha preso interesse nella tua sopravvivenza e ti osserverà da vicino. Non puoi perdere controllo del tuo senno, se non tramite effetti di natura divina e ottieni un +10 alla statistica Fortuna. Essendo a conoscenza del nome della Dea, una volta al mese, è possibile effettuare una preghiera per fare una richiesta che potrà (o meno) esaudire. La possibilità che ciò avvenga è determinata da variabili nascoste. Ulteriori effetti sono ignoti.
    (✿´‿`)

    Costo: 0 - Passiva


    Composto Medico I: Si possono miscelare elementi per creare medicine e pozioni.
    La qualità varia in base al livello dell'abilità. Livello I: Comune.

    Costo: Materiali


    Cura Minore I: Si cura un alleato di 5 Vita.
    Costo: 1 Mana


    Preghiera I: S'intona una preghiera alla propria divinità patrona. Si curano gli alleati nel raggio di 5 metri per un valore pari al doppio del proprio punteggio di Volontà.
    Nota: Per avere effetto è necessario avere una divinità patrona.
    Costo: 10 Mana


    Invocazione Divina (Arpo) I: Si è in grado di richiedere conferenza con la Dea della Senzienza. Una volta ogni 10 giorni è possibile fare una domanda alla Dea per conseguire ai propri scopi. La Dea della Senzienza risponderà nel modo più esaustivo che la propria mente mortale è in grado di reggere. Si ottiene inoltre un bonus alle statistiche di Volontà e Fortuna pari a +5.
    Costo: 0 - Passiva


    Triage II: Consente di avere un'immediata comprensione dello stato medico e vitale di chi si osserva. Si conosce il valore attuale di tutte le statistiche vitali (Vita, Mana ed Energia) e il loro massimo.
    Costo: 0 - Passiva


    Nervi d'Acciaio III: Si può effettuare azioni di precisione chirurgica anche in ambienti caotici e con distrazioni, non rischiando errori.
    Costo: 0 - Passiva


    Analisi Medica I: Si ottiene conoscenza enciclopedica delle principali forme di disturbo, malattia e ferita che possono avvenire in ambiente quotidiano o sul campo di battaglia.
    Costo: 0 - Passiva


    Arma da Fuoco Preferita (Pistola) I: Ottieni +5 sulle statistiche Destrezza e Riflessi quando equipaggia un'arma preferita.
    Costo: 0 - Passiva


    Duro a Morire: Sei automaticamente stabilizzato e cosciente anche a 0 Vita. Per morire bisogna raggiungere un quantitativo di vita negativa pari alla propria Tempra.
    Costo: 0 - Passiva


    Tratto Caratteristico: Perso: +5 Riflessi ; -2 Volontà

    Nella foga del pericolo, non sembra che i soldati si siano resi conto che tu fossi cosciente, dandoti tutto il tempo per controllare il tuo corpo e ciò che hai addosso. Se ti tasti il corpo puoi notare, oltre ad essere illeso, di avere al fianco destro una pistola e in una sacca tre tubetti forati e, toccandoli, altre notifiche appaiono, dandoti descrizione degli oggetti.

    NOTIFICAHai ottenuto Pistola a Onde HG10W!
    Descrizione: In dotazione alle truppe Arcadiane e anche a moltissimi civili. Leggera, maneggevole, affidabile: se il fucile è il migliore amico del soldato, questa è la sua migliore amica. Dotato di un sistema di sicura che disingaggia l'azione di fuoco finché non viene tirato il grilletto. Questa versione emette potenti onde sonore dannose; a tal motivo è più inefficace a lungo raggio, ma può destabilizzare i bersagli, causandone anche danni all'udito e la sua potenza aumenta esponenzialmente al chiuso. Un mini-schermo alla fine del carrello indica la durata residua della cartuccia vibrante e se l'arma è pronta all'uso.
    Rank: F
    Tipo d'Onda Emettibile: Suono
    Limite Decibel: 120 db
    Limite SPL: 2 Pa
    Proprietà: Affidabile, Sicura
    Modifiche (0 / 7): N/A
    Durabilità: 100 / 100


    Affidabile: Rateo riduzione Durabilità ridotto. Non esplode se inceppa.
    Sicura: Impossibile avere un AD (Accidental Discharge - fuoco per errore meccanico).

    NOTIFICA x3Hai ottenuto Cartucce Vibranti Snd Mk.II!
    Descrizione: Cartucce in grado di emettere forti onde sonore direzionali, dannose per le forme di vita biologiche.
    Forma d'Onda: Suono
    Utilizzi: 20 / 20
    Intensità Sonore: 120 db
    SPL: 2 Pa
    Gittata Massima: 20 metri


    Suono: Il munizionamento emette suoni. L'arma non è sopprimibile. Danneggia unicamente entità biologiche o cristalline.
    Danno Udito: Le onde emesse possono danneggiare l'udito. La gravità del danno aumenta in base alla vicinanza, all'ambiente e al numero di volte in cui si subiscono le onde. Le onde possono portare alla morte per emorragia intracerebrale.

     
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    Si era comportato in maniera troppo schietta, troppo istintiva, anche se la sua sola presenza lo faceva stare bene avrebbe dovuto evitare di agire come se fosse ancora coi suoi commilitoni… se almeno fosse stato un uomo religioso o avesse frequentato le scuole adatte, forse avrebbe avuto una preghiera da rivolgerle, ma non era così.
    Era rimasto in silenzio, in attesa di una punizione o un rimprovero… anche se una parte di lui sapeva, sentiva, che quell’entità divina era in grado di comprenderlo meglio di se stesso.
    Quasi tremava al pensiero di quello che avrebbe potuto vedere scrutando dentro di lui, avrebbe trovato del bene ma anche del male, eppure in quell’istante, in quella sorta di dimensione, non era certo che nemmeno questo avesse valore, lei non giudicava e non chiedeva niente… era stato lui a farlo “Allora no, Raphael: ricorderai tutto ciò che hai vissuto nel tuo mondo, non un dettaglio ti sarà escluso, né ottenebrato; ad eccezione di uno:” ritenerla magnanima sarebbe stato riduttivo a quel punto, gli avrebbe permesso di ricordare perfino più vividamente di come avrebbe fatto in vita, solo quell’ultima parte lo preoccupò per un momento, se si fosse dimenticato di lei non avrebbe mai potuto ringraziarla a dovere… non che possedesse nulla per ripagarla davvero.
    Ad ogni modo non poteva pretendere di più, se quello fosse stato il suo volere avrebbe obbedito per dovere, rispetto e gratitudine “Non avrai ricordo dell'istante della tua morte, per quanto breve, non posso permettere che tale sofferenza resti impressa nel tuo conscio; saprai di essere morto e come, ma senza le rispettive sensazioni. Sarebbe troppo crudele, altrimenti” non aveva parole, non c’era nulla che potesse esprimere il suo stato d’animo, forse avrebbe dovuto entrare nel corpo che aveva creato per lui, per inginocchiarsi, per poterle dimostrato che i suoi doni e le sue cortesie non sarebbero state vane.
    Quel sospiro sarebbe stato sufficiente a farlo dubitare di ogni cosa, se le avesse causato un dispiacere non se lo sarebbe mai perdonato “Sei davanti ad entità divina, Raphael e in quanto tale posso dirti: sì, meriti pace. A maggior ragione in quanto soldato” ancora una volta quell’apparizione aveva avuto pietà, liberandolo da quella sensazione d’inadeguatezza, dolore e riverenza, iniziava a comprendere perché tante persone dedicassero a un culto la loro esistenza.
    Avrebbe potuto dire centinaia di altre cose, anche solo nella speranza di sentire nuovamente il suono della sua voce, un suono che riverberava nella sua stessa anima, ma tacque. Non sapeva se fosse stufa o se credesse che non stesse dando il giusto peso all’intero discorso, ma doveva ricordarsi chi era perché ella l’avrebbe fatto.
    Così vi provò, provò ad accettare quell’amorevolezza che non aveva mai ricevuto… tentò di girarsi, di muoversi, anche se privo di gambe, avvicinandosi a quel corpo che allo stesso tempo era suo eppure non gli apparteneva ancora. Mancavano i segni dell’addestramento, i palmi erano morbidi, era come se non avesse lavorato un solo giorno… quelle dita lunghe, affusolate, erano mani da chirurgo… quelle che aveva sempre sognato.
    Dovette esitare notando la mancanza delle cicatrici, perfino quelle che si era fatto da bambino erano assenti, rammentava sia l’appendicectomia che quel taglio sotto il mento, dovuto alla sua imprudenza mentre giocava tra gli scogli. Conosceva quel volto solo dalle fotografie ed aveva sempre creduto che avrebbe rivisto qualcosa di simile solo se la sua storia gli avesse dato dei figli… ma era un bene, separarsene sarebbe stato peggio della morte.
    "Il tuo amore è sceso su di me come un dono divino, inatteso, improvviso, dopo tanta stanchezza e disperazione" doveva esserci qualcosa di davvero contorto in lui se, in una simile situazione, si ritrovava a citare Dostoevskij… avrebbe dovuto attribuire una tale follia alle letture fatte da ragazzo, ma lo trovava appropriato.
    La sua Dea avrebbe risposto, per qualche assurda ragione ne era certo nonostante non potesse arrogarsi il privilegio di sapere davvero qualcosa, era perso… uno spirito effimero nell’oscurità, e a prescindere da questo sentiva di esistere solo per lei in quell’istante.
    La sua prima domanda era stata quasi infantile, perfino insolente, ma desiderava essere certo che i suoi pensieri, i ringraziamenti e ognuna delle sue preghiere, non fossero rivolti ad altri, un po’ come credere in un dio e cercarne un altro. Il peso di quella richiesta non gli era chiaro e forse non lo sarebbe mai stato… ma ne colse la sorpresa, il che lo rese perfino più attento “Il mio Vero Nome non è pronunciabile da nessuna lingua mortale e le orecchie mortali che lo ascoltano perderanno qualunque facoltà uditiva, vocativa per il resto dei loro giorni, né avranno modo di riferirlo per via scritta” un sorriso… com’era possibile che percepisse un sorriso nell’oscurità più profonda? Ma era così, e questi era dolce quanto amaro.
    Non sapeva da cosa derivasse quella tristezza e per quanto avrebbe voluto porvi rimedio dubitava di esserne in grado, insistendo le avrebbe solamente causato fastidio ma la voce continuò, calda e delicata “Non posso permettere che ti accada qualcosa del genere, no... che il mio nome, per te sia: Arpo” quel silenzio gli parve infinito, era imbarazzante ma cominciava a comprendere come mai i bimbi scalciassero nel ventre materno, era la frenesia, la loro unica bramosia, il desiderio di udire.
    Avrebbe voluto portare quelle mani al petto… pareva che un cuore potesse perdere un battito perfino in quel caso. Si sentì mancare il rispiro e gli fu chiaro quanto poco contasse tutto il resto, poteva esistere senza un corpo, questi non era che un dono prezioso di cui avrebbe cercato di avere cura, ma tutto quello era diverso.
    Era chiaramente il più grande degli sciocchi ma si sentiva stranamente felice, per qualche ragione era riuscito a provare un momento di pace, era morto con la sua unità, cos’altro avrebbe potuto chiedere? Ed era avvenuto sul campo di battaglia, mentre lottava e proteggeva quello in cui credeva “Non ho alcun desiderio che il mio nome venga sparso, conservalo come tesoro in cuor tuo. È meglio così per tutti”.
    Fu il suo turno d’inspirare, o di fare qualcosa che potesse sembrare tale, era davvero puerile ma non poteva che rallegrarsene, non credeva di essere disposto a condividere qualcosa di tanto prezioso. Anche se altri avessero avuto un tale onore quel momento sarebbe stato suo, loro, nella sua mente era chiaro come la notte e il giorno per quanto questi potessero non esistere nel nuovo Mondo.

    NOTIFICAHai udito il Sacro Nome della Dea della Senzienza. La tua voce e il tuo volere raggiungeranno più facilmente la sua presenza. Hai ottenuto una Sacra Reliquia del Volere Divino. Quando l'anima si ricollegherà ad un corpo, sarà possibile svelare tale reliquia.

    Hai ottenuto le Skill: Invocazione Divina (Arpo) I e Preghiera I


    Un’altra schermata si palesò, inizialmente era stato talmente confuso da non darvi il giusto peso, era qualcosa d’incredibile, qualcosa d’inspiegabile, per quanto trovandosi di fronte a una divinità fosse ben oltre il conoscibile. Quelle frasi esistevano davvero, fluttuavano come lui e lo facevano pensare a quella creatura che era pura grazia.
    Per qualche ragione gli venne in mente il frutto di Tantalo e gli fu evidente… se anche avesse tentato di comprendere davvero nessuna risposta l’avrebbe mai soddisfatto.
    A ogni domanda era come se i silenzi della Dea diventassero più lunghi, ma quasi certamente era solamente una sua impressione “È possibile, ma no: non ritornerai qui alla morte; semplicemente la morte non rientra nel mio ruolo. Quando giungerà il tuo momento, un'altra Dea ti accoglierà al riposo eterno” la Dea della Senzienza, era quello il suo ruolo? Ma chi era lui per relegarla a qualcosa di simile? Forse gliel’avrebbe chiesto ma nell’ascoltarla non poté far altro che attendere.
    Ogni parola era miele e tormento, non avrebbe potuto tornare da lei ma avrebbe potuto rivolgergli le sue parole con commossa solennità, un altro regalo che non si aspettava “Il tuo zelo è ammirevole, ma... No. Non ho alcun compito per te che non sia vivi la tua vita; tieni a cuore la tua sopravvivenza” nel cogliere afflizione nella sua voce comprese nuovamente cos’era il senso di colpa, qualcosa che i fanciulli imparavano a gestire in tenera età, gliel’aveva già detto in vero ma lui aveva comunque insistito, per il suo passato o per ciò che avrebbe voluto essere.
    Avrebbe dovuto esserne lieto, poiché così, forse, non sarebbe bruciato come Giovanna d’Arco, ma era difficile accettare la propria inconsistenza… per quanto sapesse che non avrebbe mai messo da parte un atto tanto caritatevole. Gli aveva concesso l’occasione di essere un uomo migliore, di dimostrarle che non aveva perso il suo tempo, e in cambio non voleva nulla.
    Un'altra Dea l’avrebbe accolto quando fosse giunta la sua ora, di nuovo, ma lei l’aveva detto, era possibile… possibile, anche solo per quello sarebbe valsa la pena tentare.
    Doveva riflettere a mente fredda per quanto difficile, ne era cosciente, e nel tentarvi gli parve che quel calore gli si irradiasse nuovamente dal petto, sopravvivi… vivi… nessuno gliel’aveva mai detto, né quando era morta sua madre e neppure quando si era arruolato, neanche coloro a cui era stato più legato se ne erano interessati dopotutto nascevano e morivano soli.
    L’unica scelta era combattere, trovare l’obiettivo, abbattere il nemico, la sopravvivenza era un lusso, vivere un’illusione… una chimera... in vero si era sentito più vivo nella morte che nella vita, ma gli era sufficiente riportare alla mente tutti gli attimi di gioia che aveva condiviso per mettere da parte i rimpianti.





    “È giunto il momento” ogni pensiero abbandonò la sua mente, gliel’aveva detto, era stata chiara, ma accettarlo era un altro discorso. Non si trovava in una favola, in un libro o in un gioco, gli era ormai evidente, e nel vederlo provò sensazioni contrastanti. La sua unità svanì, assieme al deserto, e il cielo azzurro che li aveva circondati si scurì sempre di più prima di venir puntellato da una miriade di stelle.
    Lo spazio aperto, non poteva essere certo che si trattasse di quello che aveva conosciuto ma nell’ammirarlo comprese perché li avesse affascinati per generazioni. Un pianeta, una palla colorata più simile a un gioiello che a qualcosa di vivo, apparve poco dopo, e capì che era tutto reale e che non sarebbe più tornato a casa.
    Non vi erano oceani, continenti o catene montuose che conoscesse, e man mano che si avvicinava riconobbe distintamente sei formazioni rocciose farsi sempre più grandi, solo che queste fluttuavano, rocce volanti sospese in un cielo blu scuro, un’immagine romantica che si scontrava con qualsiasi verità potesse concepire, facendo riaffiorare nel suo inconscio i quadri di Chagall “Queste sono le Isole del Paradiso” nel sentirne il nome non poté che domandarsi se fosse il luogo dove dimoravano le anime dei defunti, ma non era certo che fosse il posto giusto per lui in quel caso e la Dea fu tanto cortese da confermarglielo “Non pensarci troppo sul nome, non hanno nulla a che vedere con l'aldilà. Stai per essere trasferito su una di queste isole, nello specifico, ti risveglierai sull'isola di Arcadia, la maggiore delle sei” Arcadia, mentre l’altra parlava cercò la forma più imponente tra quelle presenti, a quel punto non c’era più ragione di preoccuparsi di come potesse avvenisse.
    Quel nome gli evocava allo stesso tempo un’ambiente bucolico e una sala giochi, ma non ebbe modo di rimuginarci, era come se lo stato di quiete stesse passando per lasciare spazio a un senso d’urgenza “Per quanto riguarda ciò che sta per succederti...” non si sarebbe perso una sola sillaba di quanto l’altra intendeva concedergli, ma gli parve di venire strattonato, quasi risucchiato, come se un senso di nausea o di vertigini potesse coglierlo da un momento all’altro.
    Aveva l’impressione che qualcosa lo stese sballottando “Quel che ti sta succedendo, poiché sei rimasto qui... riprenderai conoscenza mentre ti stanno trascinando al riparo: stai venendo recuperato dalle truppe del governo dell'isola” la sua coscienza era ancora lì, quindi la Dea si riferiva alle sue membra, ma quali? Quelle che gli aveva mostrato? Nel godersi quel tempo… le ultime immagini dei suoi compagni, si era spinto troppo oltre “Essi ti porteranno al sicuro, se li seguirai; altrimenti può decidere di prendere la tua strada... Qualunque cosa decidi di fare, non attaccarli, non sopravvivresti” avrebbe voluto possedere un sopracciglio da sollevare, chi avrebbe attaccato coloro che intendevano portarlo al sicuro? E soprattutto, perché doveva essere portato al riparo? Per qualche ragione venne scosso da emozioni che conosceva fin troppo bene, ma il tempo dei discorsi si era concluso.
    Provò a chiudere gli occhi quando venne sbalzato, anche possedendo le palpebre la luce gli sarebbe parsa accecante, la Dea Arpo l’aveva protetto nell’oscurità per poi restituirlo al fulgore “Tieni a cuore la tua sopravvivenza, Raphael e abbandona l'idea di essere la causa di ogni male, non ne gioverà nessuno, tanto meno--”.
    Rumori di fondo gli resero difficile comprendere le ultime parole della Dea della Senzienza, ma nonostante le sensazioni sgradevoli, il senso di malessere e le preoccupazioni, anche quell’ultimo avviso fu in grado di scaldargli il petto “Gra… zie, GRAZIE” tentò di urlare sentendo che era ormai lontana, ma quello che uscì dalla sua gola fu un sussurrò impercettibile, più simile a un vagito o a un rantolo, poi il bruciore e il dolore spensero ogni cosa.

    La testa gli doleva, l’intero corpo bruciava, era come se avesse pianto e urlato fino ad allora… si rese conto di possedere di nuovo degli occhi perché raggi accecanti iniziarono a farli lacrimare, la gola era stretta, secca, il corpo rigido, le membra aggrovigliate, se era quella la nascita era un bene che i neonati non ne avessero memoria.
    Non sarebbe stato in grado di comprendere dove fosse ne cosa stesse accadendo se non fosse stato per la Dea… nonostante il dolore riuscì a socchiudere un occhio solo per notare dell’asfalto, qualcosa che gli era noto fortunatamente, e poi un braccio, troppo corto o sottile per essere suo… ma istintivamente rivide ciò che gli era stato mostrato… doveva essere davvero tornato ai suoi quindici anni e non sapeva nemmeno se sarebbe cresciuto o avrebbe mantenuto quell’aspetto fino alla fine.
    Di muovere le articolazioni non c’era verso, era come se avesse la febbre e si sentisse ardere, ma l’intenso fastidio stava lasciando spazio a un formicolio insopportabile, come quando si restava troppo tempo in una posizione e gli arti s’intorpidivano rendendo difficile muoversi. Era stato ricoverato, era stato ferito, come medico ne sapeva abbastanza da confrontare quello stato con il risveglio da un lieve coma o da un’anestesia prolungata.
    Avrebbe voluto avere modo di riflettere, ma tutto ciò che gli appariva davanti erano delle gambe e una veste mimetica dai colori insoliti per l’unità in cui si era trovato. Le sue nuove pupille si stavano abituando e l’ombra di quella figura lo aiutava, ma quell’istante di consapevolezza fu spezzato da un frastuono insopportabile. Armi automatiche… armi di precisione, le riconobbe ancor prima che il boato risuonasse tanto da farlo impazzire, avrebbe voluto contorcersi, respirare, ma perfino deglutire era un inferno.
    La guerra non intendeva lasciarlo andare… la Dea l’aveva avvisato, si era prodigata per aiutarlo e per permettergli di vivere un’esistenza diversa, ma come soldato aveva compiuto la sua scelta “Se vorrai combattere, combatterai; se non vorrai farlo, nessuno ti spingerà a farlo, ma il mondo in cui stai per andare è pericoloso, senza scrupoli, ben più di quello da dove provieni: in qualche modo dovrai difenderti e io ti sto solo mettendo davanti la scelta su come vuoi farlo” amore e tormento avrebbero detto alcuni, ma come francese avrebbe anche potuto accettarlo.
    Purtroppo era inerme, era come se quel corpo non gli appartenesse, non gli obbedisse, ma non poteva arrendersi… gli era stato detto di sopravvivere.
    “CT! CT! Abbiamo il Cigno! Chiedo supporto immediato! Contatti ovunque!” il panico, questo riuscì ad avvertire quando le orecchie smisero di fischiargli senza che potesse coprirle. La voce era maschile, non sapeva cosa significasse CT, ma quel linguaggio gli era chiaro, era intrinseco nel suo stesso essere e nel comprenderlo perfettamente ringraziò nuovamente la Dea.
    Si trovava sollevato da terra, chiunque stesse parlando appariva affaticato per via del suo peso… pensare che, se fosse stato un uomo adulto, la situazione sarebbe stata perfino peggiore, l’avrebbe fatto sorridere in altri momenti ma non c’era più traccia del piacere e della sicurezza che aveva provato fino a un momento prima. Come gli era stato riferito lo stavano portando in salvo… e se la sua unità avesse sentito quell’appellativo avrebbe riso.
    Ormai non c’era più tempo per crogiolarsi né per piangerli, nel caos doveva apparire simile a un morto ma in breve nuove voci succedettero alla prima “210 in alto, 100 metri! 310, 50, SONO OVUNQUE!” posizione orizzontale, angolo vettore sessadecimale, posizione verticale, distanza, comprendeva quelle indicazioni… erano come quelle che aveva sempre usato, ma sarebbe stato meglio non saperlo perché era evidente che fossero nella m**da. Chiuse nuovamente gli occhi cercando d’individuare il Nord ma un tonfo sordo lo riportò dov’era, debole e inerme.
    Altri due botte seguirono la precedente poi lo colse un nuovo dolore e cadde, solo che questi era diverso, questi non si diramava dalla sua mente ma dalla sua carne “RYAN! Sfonda quella porta!” l’asfalto era duro, la voce femminile che aveva dato le coordinate era stata superata da un’altra, con lui dovevano essere in quattro… ma non poté scorgere altro nel sentirsi nuovamente afferrare.
    “Controllate se è fer--” ancora un’altra voce indicò la presenza di una seconda donna, i rumori divennero ovattati e vide l’edificio dove l’avevano portato, non poteva essere certo che fosse sicuro, che lo stessero proteggendo da fuoco amico o nemico, in vero non sapeva assolutamente nulla. Com’era accaduto alla Senzienza una nuova frase venne interrotta e un nuovo addio si palesò in quell’esistenza che avrebbe potuto spegnersi ancor prima di cominciare, no… quelle isole non erano di certo il paradiso, non come ne parlavano storici, poeti e credenti.
    Notò la stessa mimetica e con uno sforzo incommensurabile tentò di muoversi quando la donna crollò sul pavimento, ma perfino sollevare un solo braccio sarebbe stato un supplizio… eppure non stava davvero male, era come se il suo intero sistema nervoso avesse deciso di prendersi gioco di lui. Provò a parlare ma non emise alcun suono, era già tanto che non stesse tossendo e sbavando.
    Quando la donna si spense poté ammirarne il volto deturpato, un volto giovane... perfino più del proprio, i cui lineamenti erano morbidi, affusolati, solo le orecchie non umane poterono distrarlo un istante dalla realtà, ma la crudeltà del campo di battaglia non faceva sconti a nessuno “HANNO PRESO JESS! CT! 90-Actual K.I.A.! DOVE CAZZO È IL SUPPORTO?!” la prima voce lo raggiunse nuovamente, probabilmente era quella del capitano, ma nonostante il rumore e l’incombere della battaglia si ritrovò a muovere le labbra in una preghiera muta, la stessa che avrebbe voluto recitare per i suoi uomini Jess era questo il suo nome.
    Non aveva più modo di chiedere perché, forse non ne aveva la forza o semplicemente aveva provato troppa disperazione o frustrazione, se anche si fosse scusato per tutta la vita dubitava avrebbe significato qualcosa per la povera creatura ai suoi piedi, che avesse strane orecchie o meno. Aveva incontrato una Dea e forse ne avrebbe vista un’altra a breve assieme a lei, ma doveva accettare di non essere la causa di ogni male poiché l’aveva promesso.
    “Supporto Negativo, 90! La Centrale Idroelettrica è sotto assedio, non abbiamo risorse disponibili se non in tempo 20 minuti. CAZZATE! In venti minuti saremmo già sepolti! DATECI QUALCOSA!” una radio, nuove urla, nuove voci, ma non aveva lacrime, solo furia, perché non era in grado di fare nulla? Come medico era sempre stato il suo rammarico più grande, non poter agire e restare a guardare per mancanza di mezzi o capacità.
    C’era qualcosa di terribilmente familiare in tutto quello ed era stato lui a volerlo, colpi di mitragliatrice e discussioni, ci aveva passato più di metà della sua vita e c’era una ragione se vi era tornato, anche se ancora non comprendeva quale. Fuoco di soppressione… non era il migliore dei tiratori ma aveva superato tutti i test a cui era stato sottoposto.
    “Verifico... Possiamo autorizzare l'uso di Artiglieria W100T nella zona” la radio gracchiò e si ritrovò lì, accanto al cadavere, a chiedersi se il suo volto mostrasse una qualsiasi emozione mentre riportava a galla ricordi d’interi cataloghi solo per realizzare di non avere idea di che cosa si trattasse, poteva perfino essere un bombardamento aereo visto che erano circondati.
    La reazione del gruppo gli parve positiva, ma anche quell’istante di sollievo passò quando il mitragliere venne colpito.
    Il colpo sull’elmo lo costrinse a chiedersi perché la donna non ne stesse indossando uno, ma al colpo alla spalla si fece ancora più presente. Col passare dei minuti la gola, gli arti e il suo intero essere parevano più leggeri, ma poteva trattarsi di una sensazione, la cessazione del dolore produceva sempre un senso di benessere “CT! Marchiamo le coordinate. Danger Close!” erano vicini, la copertura era saltata, a quel punto una figura minuta gli passò a fianco, dimostrandogli che, se la giovane che l’aveva aiutato gli era parsa tale, avrebbe dovuto ricredersi. Aveva visto dei bambini soldato ma quella sembrava addirittura più piccola e la granata che stringeva in mano sarebbe somigliata a un giocattolo in altre occasioni “Merda! Bad-nade! Dobbiamo levarci di qui! ORA!”.
    Questa tolse la sicura con fermezza, lanciandola come se l’avesse già fatto centinaia di volte, era vero dovevano allontanarsi ma avevano dei pesi da trasportare e rischiavano di uscire in campo aperto, non era riuscito a notare l’architettura circostante e in vero faticava anche in quel momento, ma era lucido, fin troppo, più di quanto fosse mai stato.
    Non passarono che pochi istanti prima che lo portassero via dalla donna “Mi dispiace, Jess...” quel nuovo dolore lo riportò a prima che la Dea riuscisse a placarlo, anche se non era il suo lo sentiva ma non poté fare nulla, non avrebbe mai potuto curare un colpo alla testa. Poteva solamente augurarsi che avesse la sua stessa fortuna si disse, notando l’istante in cui le venne iniettato qualcosa mentre si ritrovava nuovamente staccato dal suolo.
    Scale, anche senza vederle l’avrebbe intuito, a ogni gradino era certo che gli si sarebbe rivoltato lo stomaco, ma già sentirlo era un bene, passi, su passi, su passi, stavano salendo. Se erano riusciti a inviare le loro coordinate avrebbero potuto essere raggiunti da un’altra squadra per essere portati in salvo, almeno una parte di loro… non aveva mai perso un paziente, ma quel giorno aveva perso tutto e anche in quella nuova vita pareva sarebbe accaduto, con donne e bambini era sempre peggio, si trattava della natura umana.
    Aria fresca li accolse su quella che doveva essere una balconata, fu inevitabile chiedersi perché stessero combattendo, ma non era certo che si potesse dare un vero senso alla guerra stessa.
    Un salto gli tolse il fiato, poi un altro, era stupefacente che chiunque fosse riuscisse a muoversi così liberamente con lui in braccio, era vigile, ma un corpo in quello stato poteva pesare perfino il doppio.
    Stavano correndo, verso cosa non poteva saperlo, la situazione era talmente disperata che non avevano neppure raccolto i caduto, come in medio oriente.
    A quel punto la sua vista divenne nitida, quel tanto che poté cogliere i bozzi della mostruosa nube che li aveva raggiunti… armi chimiche… biologiche? Probabilmente si trattava di polvere, anche perché non avevano maschere antigas apparentemente, al che realizzò che non era nudo come alla nascita, ma la Dea gli aveva usato anche quella carineria… a meno che non fossero stati loro a vestirlo.
    Sapeva cosa stava per accadere e forse per quello la sua mente aveva tentato di distrarlo… a quella massa oscura seguì un boato, le vibrazioni furono tali da spingerlo a temere che l’intero edificio si sbriciolasse sotto i loro piedi.
    Incredibilmente non accadde e nemmeno finirono a terra… ma per quale ragione non si limitavano a lasciarlo lì? Si trovava da poco in quella nuova realtà, ma solo la fede avrebbe potuto mantenerlo sano di mente.
    Avvertì quel corpo vacillare come fosse il proprio, il fischio questa volta fu sottile quanto devastante, prima che il silenzio inghiottisse ogni cosa. Per un momento fu come se fosse tornato nello spazio, solo col divino, ma in quel momento venne rimesso a terra con la schiena contro qualcosa di duro, un muro… no, una colonna.

    Dubitava che il resto del gruppo si fosse reso conto che fosse presente, lui stesso non ne era del tutto convinto. Erano rimasti in quattro, sembravano un gruppo coeso, compatto, mentre cercavano d’individuare trappole e nemici, il rischio di un accerchiamento era alto, se si fossero isolati totalmente avrebbero potuto lasciarli a marcire, eppure quel luogo appariva sufficientemente sicuro da dargli modo di rimuginare.
    Non poté che essere grato per quel momento di quiete, rimpiangendo solamente quel volto delicato, ma se si fosse lasciato andare, se avesse abbandonato tutto, la Dea ne sarebbe rimasta delusa… lui stesso non avrebbe mai potuto accettarlo. E come se questa lo stesse ascoltando nuove notifiche apparvero, al che non poté evitare di sussultare tra la sorpresa e la speranza, si era convinto che queste potessero esistere solamente in quella sorta di dimensione, ma era come se lei fosse lì.

    NOTIFICAOsservato dalla Dea (Arpo): La Dea della Senzienza ha preso interesse nella tua sopravvivenza e ti osserverà da vicino. Non puoi perdere controllo del tuo senno, se non tramite effetti di natura divina e ottieni un +10 alla statistica Fortuna. Essendo a conoscenza del nome della Dea, una volta al mese, è possibile effettuare una preghiera per fare una richiesta che potrà (o meno) esaudire. La possibilità che ciò avvenga è determinata da variabili nascoste. Ulteriori effetti sono ignoti.
    (✿´‿`)

    Costo: 0 – Passiva


    Era quella la reliquia? Non era riuscito a darvi un vero senso inizialmente, ma nel leggere si sentì nuovamente bene, per un momento gli parve di provare ancora speranza, lei non l’aveva abbandonato… non avrebbe perso il senno, forse perché era già avvenuto, ma sorrise e nel tentativo fu certo che un angolo della bocca si fosse sollevato.
    Rimase sbalordito da quella che sembrava una faccina, ma nel cogliere nuovamente quel colore vivido e vibrante che ne indicava il nome lesse ancora con aspettativa.

    NOTIFICAInvocazione Divina (Arpo): Si è in grado di richiedere conferenza con la Dea della Senzienza. Una volta ogni 10 giorni è possibile fare una domanda alla Dea per conseguire ai propri scopi. La Dea della Senzienza risponderà nel modo più esaustivo che la propria mente mortale è in grado di reggere. Si ottiene inoltre un bonus alle statistiche di Volontà e Fortuna pari a +5.
    Costo: 0 – Passiva


    Avrebbe potuto conferire con lei se fosse vissuto… ogni dieci giorni, nello scoprirlo fu sicuro di non aver mai provato una simile esaltazione, se fosse stato in grado di emettere suono avrebbe ringraziato ancora, se il suo volto avesse risposto davvero avrebbe abbassato il mento, stretto la mascella e le palpebre per non tradire gioia e debolezza, nella sua grandezza gli aveva perfino dato una ragione per vivere.
    Solo a quel punto le vide, le stesse… skill, dovevano chiamarsi, che aveva trovato nel Medico di Guerra, in quelle poche righe che gli aveva mostrato inizialmente. Era stato convinto che esse fossero un retaggio dei suoi studi ma non era così, sembravano vere e proprie abilità le cui peculiarità erano visibili soltanto in telefilm e racconti per ragazzi nel suo mondo.

    Triage II: Consente di avere un'immediata comprensione dello stato medico e vitale di chi si osserva. Si conosce il valore attuale di tutte le statistiche vitali (Vita, Mana ed Energia) e il loro massimo.
    Costo: 0 – Passiva


    Nervi d'Acciaio III: Si può effettuare azioni di precisione chirurgica anche in ambienti caotici e con distrazioni, non rischiando errori.
    Costo: 0 - Passiva


    Analisi Medica I: Si ottiene conoscenza enciclopedica delle principali forme di disturbo, malattia e ferita che possono avvenire in ambiente quotidiano o sul campo di battaglia.
    Costo: 0 - Passiva


    Cura Minore I: Si cura un alleato di 5 Vita.
    Costo: 1 Mana


    Era stupefacente… inimmaginabile, conoscere l’esatto stato di salute di un paziente sarebbe stato un sogno per chiunque praticasse la professione medica: vita, mana, energia. Ancora una volta era di fronte a qualcosa di assurdo e incredibile, ma avrebbe dovuto abituarcisi, prima l’avesse fatto prima sarebbe stato meglio per quanto non riuscisse a evitare di sorprendersi ancora e ancora, poteva darsi che fosse davvero quel corpo ma si sentiva come un bambino.
    Nervi d’Acciaio, era sufficiente leggerlo perché intere parti della sua vita gli tornassero alla mente… si era aggiudicato diverse nomee in famiglia, a scuola e sul campo, era stato ritenuto freddo come il ghiaccio, insensibile, ma questo l’aveva aiutato ad affrontare quanto lo circondava. Se davvero fosse stato possibile, se avesse potuto agire in ogni situazione, come affermava, non gli sarebbe rimasto che gioirne. Cosa poteva importare di essere sbeffeggiato o insultato, quando si avevano in mano gli strumenti per fare la differenza?
    Non si poteva combattere il fato o il destino, forse lui doveva finire nel paradosso e quella ragazza era stata destinata a morire per salvarlo, poteva solo sperare che ritrovandosi nella stessa situazione avrebbe potuto fare di più un giorno, ogni soldato lo sapeva, era inevitabile.
    Poi c’era quell’Analisi Medica, ancora una volta sembrava che la Dea avesse scrutato nel suo intero essere… sembrava il compendio perfetto di quanto avesse svolto in tutta la sua esistenza, dagli anni di studi a medicina a quelli sul campo, era come se avesse scavato dentro di lui perché niente fosse vano e questo avrebbe potuto solamente fargliela adorare di più, non credeva che qualcuno, chiunque, si sarebbe mai preso un tale disturbo. Perfino Composto Medico era eccezionale, solo una cosa lo lasciava perplesso… aveva visto le pozioni solamente nei giochi, e c’era di più… Cura Minore sembrava un’abilità imperscrutabile, era la più vaga tra tutte. Avrebbe dovuto essere la più semplice eppure era quella che gli lasciava maggiori dubbi, sembrava quasi che si aspettasse di essere compresa senza il bisogno di venir studiata.
    Fortunatamente a placare ogni dubbio tornò lei, anche senza parlargli la sua salvatrice sembrava in grado di apparire ogni volta al momento giusto, ogni qualvolta ne avesse bisogno, come se davvero lo stesse osservando.

    Preghiera I: S'intona una preghiera alla propria divinità patrona. Si curano gli alleati nel raggio di 5 metri per un valore pari al doppio del proprio punteggio di Volontà.
    Nota: Per avere effetto è necessario avere una divinità patrona.
    Costo: 10 Mana


    Quella sembrava davvero una magia, ma era più qualcosa di sacro per quanto lo riguardava, solo nel guardarla gli parve di avvertire ancora una volta quel tocco, delicato, gentile, rassicurante, nonostante tutte le credenze del suo mondo e le divinità susseguitesi nella storia non poteva che pensare a lei, al punto che probabilmente avrebbe rapidamente iniziato ad annoiarla, si augurava solamente che non percepisse costantemente i suoi pensieri perché sarebbe stato davvero imbarazzante... per quanto avesse quella sensazione data dalla consapevolezza che non ci fosse ragione di nasconderle nulla, perché grazie a lei avrebbe potuto risollevarsi.

    Duro a Morire: Sei automaticamente stabilizzato e cosciente anche a 0 Vita. Per morire bisogna raggiungere un quantitativo di vita negativa pari alla propria Tempra.
    Costo: 0 - Passiva


    Sembrava davvero che intendesse tenerlo in vita, ne era ammaliato… gli avrebbe dato modo di combattere e di non doversi vergognare delle proprie carenze. Era stato un uomo sicuro di sè, in grado di mettere in discussione ogni cosa e di restare fermo nei propri principi, ma nelle sue mani era diventato acqua limpida, mutando e scorrendo tra le sue dita nel tentativo di rinfrescarla, non lasciando che alcune gocce, tracce del suo passato che ormai non apparteneva più a nessuno.
    Si sarebbe difeso, avrebbe appreso, adattandosi poiché quello era ciò che serviva per sopravvivere, avrebbe dato tutto e non si sarebbe mai risparmiato, era il suo scopo, la sua vocazione. Alla sola idea si sentì fremere, al punto che una scossa percorse le sue braccia mollemente abbandonate al corpo e finalmente le dita si mossero in uno spasmo involontario, ricordandogli che si trovava in una zona di guerra.

    Arma da Fuoco Preferita (Pistola) I: Ottieni +5 sulle statistiche Destrezza e Riflessi quando equipaggia un'arma preferita.
    Costo: 0 – Passiva


    Era armato, la Dea era a conoscenza perfino di quello, nulla era più versatile di una pistola o più elegante, per quanto lo riguardasse, inoltre, quando la priorità era la cura e non la colluttazione, difficilmente si potevano portare altre armi. Tentò pertanto di abbassare lo sguardo, preda della curiosità, notando ciò che già aveva visto.
    Un sopracciglio si sollevò ancor prima che potesse realizzarlo, indossava la divisa del suo collegio, ne riconosceva il taglio e la camicia bianca, come i pantaloni marroni e gli stivali, doveva averla immaginata quando si era trovato nell’oscurità… l’aveva portata per anni ed era certo di essersene dimenticato ma ogni dettaglio era perfetto, dai bottoni all’attaccatura del colletto, nulla era fuori posto… in passato sarebbe stato punito in caso contrario.
    Solo una cosa stonava, un peso lungo il fianco, ed eccola lì, lucida e accattivante, dalle tinte scure, diversa da ogni arma avesse mai impugnato eppure terribilmente familiare… le guancette a nido d’ape gli davano l’impressione di consentire un’ottima presa, la volata, il mirino, il carrello, perfino l’estrattore faceva la sua figura, non aveva mai visto un cane simile, il calcio era incredibilmente robusto e avrebbe potuto danneggiare gravemente il cranio di un uomo adulto.
    L’impugnatura aveva un’aria comoda ma afferrarla in quel frangente sarebbe stata una pessima decisione, erano tutti in allerta e la Dea gli aveva raccomandato di non combattere, pertanto sembrare pronto a farlo sarebbe stato da stupidi… e il grilletto pareva davvero sensibile.
    Resistette al desiderio di stringerla e sgranò gli occhi quando una nuova notifica lo raggiunse, quindi avrebbe visto perfino quello? Forse avrebbe dovuto preoccuparsene, se fossero apparse costantemente sarebbe parso pazzo a guardarle, ma era divertente, terribilmente divertente.

    NOTIFICAHai ottenuto Pistola a Onde HG10W!
    Descrizione: In dotazione alle truppe Arcadiane e anche a moltissimi civili. Leggera, maneggevole, affidabile: se il fucile è il migliore amico del soldato, questa è la sua migliore amica. Dotato di un sistema di sicura che disingaggia l'azione di fuoco finché non viene tirato il grilletto. Questa versione emette potenti onde sonore dannose; a tal motivo è più inefficace a lungo raggio, ma può destabilizzare i bersagli, causandone anche danni all'udito e la sua potenza aumenta esponenzialmente al chiuso. Un mini-schermo alla fine del carrello indica la durata residua della cartuccia vibrante e se l'arma è pronta all'uso.
    Rank: F
    Tipo d'Onda Emettibile: Suono
    Limite Decibel: 120 db
    Limite SPL: 2 Pa
    Proprietà: Affidabile, Sicura
    Modifiche (0 / 7): N/A
    Durabilità: 100 / 100


    Affidabile: Rateo riduzione Durabilità ridotto. Non esplode se inceppa.
    Sicura: Impossibile avere un AD (Accidental Discharge - fuoco per errore meccanico).

    NOTIFICA x3Hai ottenuto Cartucce Vibranti Snd Mk.II!
    Descrizione: Cartucce in grado di emettere forti onde sonore direzionali, dannose per le forme di vita biologiche.
    Forma d'Onda: Suono
    Utilizzi: 20 / 20
    Intensità Sonore: 120 db
    SPL: 2 Pa
    Gittata Massima: 20 metri


    Suono: Il munizionamento emette suoni. L'arma non è sopprimibile. Danneggia unicamente entità biologiche o cristalline.
    Danno Udito: Le onde emesse possono danneggiare l'udito. La gravità del danno aumenta in base alla vicinanza, all'ambiente e al numero di volte in cui si subiscono le onde. Le onde possono portare alla morte per emorragia intracerebrale.


    Era perfetta, letale ma non troppo, anche se dalla descrizione era utilizzata anche dai civili, la parte più interessante erano le onde sonore, deboli sulla lunga distanza ma estremamente pericolose al chiuso, in grado di creare gravi danni all’udito e di uccidere. Non sapeva cosa fosse il rank, ma era un bene che non esplodesse se inceppata… solo un dubbio restava comunque, se non utilizzata cautamente avrebbe potuto ferire il suo possessore ma era parte del gioco.
    Fino alla fine la Dea Arpo era riuscita a farlo sentire al sicuro, qualsiasi cosa fosse accaduta avrebbe potuto rispondere e gli aveva aperto gli occhi su quella realtà. Ringrazio pertanto la sua salvatrice ancora una volta, socchiudendo gli occhi incredibilmente chiari, di un verde intenso. Niente avrebbe potuto essere più accorato e studiato, perfino gli abiti gli calzavano come un guanto al punto che neppure si era accorto di averli addosso.
    Doveva solamente rammentare che non era solo, anche se si era perso nel suo mondo come accadeva con un buon libro.
    I sopravvissuti erano quattro, cinque se contava se stesso, al che compì uno sforzo per girare il capo con accortezza, temendo quasi che la testa potesse staccarglisi dal collo o che il peso potesse essere sufficiente a trascinarlo giù.
    Non era una buona pratica posizionare in quel modo un uomo incosciente ma gli avrebbe dato modo di osservare quanto lo circondava, adesso le mimetiche gli apparivano più chiare così come gli elmi, probabilmente alla povera creatura che aveva visto per prima doveva essere caduto.
    Il più vicino a lui sembrava un maschio, pertanto solo la bambina restava come femmina, ma un movimento lo distrasse dai propri pensieri… qualcosa che i suoi occhi potevano aver percepito ma a cui la sua mente non era ancora riuscita a dare un senso, era certo di aver visto una coda ma era presto per rinunciare all’idea di aver ricevuto danni cerebrali nel trasporto.
    Gli ci volle ogni briciolo di autocontrollo ma probabilmente avrebbe gridato lo stesso se fosse stato in grado di farlo, era come durante la peggior sbronza della sua vita… quel tizio aveva una coda… e per la Dea, anche delle orecchie che assomigliavano in tutto e per tutto a quelle di un felino, quindi non se l’era immaginate prima.
    Fu certo che il suo respiro stesse accelerando, non era sicuro di poter soccombere per stupore o curiosità ma quel mondo lo stava già mettendo alla prova… e come se quello non bastasse vi erano gli altri. Orecchie lunghe, troppo lunghe e ali, piccole, atrofizzate, ma sempre ali.
    Sembrava che non potesse smettere di sbalordirsi, se da ragazzo non si fosse interessato a creature mitiche e fantastiche non avrebbe avuto la più pallida idea di cosa fare nonostante tutti gli aiuti della Senzienza.
    I suoi sensi finalmente stavano tornando alla normalità, perfino l’olfatto poiché avvertiva chiaramente l’odore del sangue e quel misto di agenti chimici, sudore e metallici che tanto conosceva. Inspirò con forza quindi, solo per pentirsene… si ritrovò a tossire, come se la saliva gli fosse andata di traverso e spasmi l’avessero colto, ritrovandosi a contrarre il petto e le spalle con violenza appena avvertì gli occhi ardere di un calore che non aveva nulla di spiacevole, quanto di conosciuto… poi apparvero.
    Se avesse avuto uno specchio forse avrebbe visto le iridi schiarirsi ulteriormente, ma sarebbe comunque stato troppo preso.

    Parametri: Vita 30/40 ; Mana 15/31 ; Energia 15/31
    Salute: Ferita da arma da fuoco alla Schiena, zona lombare, sanguinamento moderato. Cure mediche necessarie entro 24 ore per il recupero completo.


    Non ci mise molto a intuire che quegli avvisi erano differenti, certo tutto passava tramite la Dea ma conosceva quella dicitura, un colpo da arma da fuoco era sempre un problema, i danni interni erano un macello sul campo di battaglia e da quanto c’era scritto dubitava che una qualunque pallottola fosse uscita dal corpo del tizio con la coda. Erano segnate cure necessarie entro un giorno, si augurava di riprendersi prima anche se in quella situazione non era certo di quanto potesse fare.
    Dopo i colpi di tosse respirare gli sembrava ancora più difficile, quasi i polmoni fossero atrofizzati, ma fu sufficiente muoversi in parte perché altre notifiche apparissero.

    Parametri: Vita 35/35 ; Mana 34/52 ; Energia 30/35
    Salute: Illeso


    Quello con le ali aveva un’aria perfino più strana del precedente, pareva indossare un esoscheletro, ma questi non poteva essere tale se richiamava alla mente quelli che conosceva.

    Parametri: Vita 35/35 ; Mana 32/32 ; Energia 31/55
    Salute: Illesa.


    Parametri: Vita 16/42 ; Mana 35/35 ; Energia 30/35
    Salute: Contusione alla testa, ferita da arma da fuoco alla spalla sinistra, ferita da arma da fuoco allo stomaco, sanguinamento, in affaticamento.
    Priorità: Cure mediche necessarie entro 4 ore, in caso di peggioramento a urgenza sarà necessario intervenire chirurgicamente.


    Fortunatamente sia l’alato che la bambina parevano stare bene, per quanto i danni riportati dalla tuta di quest’ultima indicassero che fosse stata colpita, poteva darsi che a morire fosse stato il medico dell’unità e questo sarebbe stato un problema, ma mai grave quanto l’ultima finestra che si aprì… il tizio con le orecchie lunghe era messo male.
    Quattro ore, sembrava che la skill fosse generosa quanto l’essere superiore che l’aveva creata, gli ematomi potevano essere pericolosi quanto le bombe, il trauma cranico poteva rivelare delle lesioni chiuse o penetranti ma sarebbe stato costretto ad affidarsi unicamente a quella capacità per il momento. Avrebbe dovuto scoprire se si trattava di un trauma cranico focale o diffuso, aperto o chiuso, senza contare che poteva comportare un’alterazione dello stato mentale o la perdita di coscienza… e a quel gruppo non serviva un secondo peso morto. L’unica consolazione era che di norma quel tipo di danni non si caratterizzavano per lesioni gravi, anche se questi appariva provato.
    L’energia non era bassa, ma la vita non prometteva niente di buono, se un colpo da fuoco ne aveva tolta un terzo al tipo con la coda li si parlava di più della metà, era sorprendente che si reggesse ancora in piedi.
    In quel caso non avrebbero potuto attuare né un’evacuazione medica né quella dei feriti, le linee guida avanzate per il supporto vitale sarebbero servite a poco, serviva un’apparecchiatura medica adeguata… perlomeno avevano del tempo.


    ABILITÀ USATE


    N/A

    Triage II + Metamagia
    Consente di avere un'immediata comprensione dello stato medico e vitale di chi si osserva. Si conosce il valore attuale di tutte le statistiche vitali (Vita, Mana ed Energia) e il loro massimo.
    Costo: Val0ipo + ///
    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse + ///
    Descrizione.
    Costo: ValoreTipo + CostiMateriali
    [Descrizione Contestuale]

    Metamagia: TipoMetamagia
    Descrizione.
    [Punti Stregoneria Usati (Turno Attuale): X]

    SkillDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]




    OTTENUTI:


    BUILD: Nome Lv [Avanzamento%]
    ===================================================
    ARMA Rank X: x? (Status)
    ===================================================
    OGGETTI: x?


    ManaVitaEnergia
    10 / 1020 / 2010 / 10
    ForzaTempraDestrezzaRiflessi
    10101520
    VelocitàIntelligenzaVolontàFortuna
    10101325


    Edited by Ty27 - 10/5/2024, 07:11
     
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    Bad-nade, non esattamente una parola che si vuole sentire in un contesto come quello in cui Echo 90 si trovava; essa indica una granata che non è andata nel punto previsto, bensì in prossimità di truppe alleate, mettendole in pericolo: certo, dovendo marcare una posizione era più probabile che la granata stessa fosse una fumogena, ma in ogni caso, essendo le uniche truppe alleate - da che ti sembra di capire - nella zona e considerato il potenziale distruttivo del W100T, tale che fosse in grado di risollevate il morale della squadra quando si è aperta la possibilità, era piuttosto probabile che la piccola soldatessa avesse indicato la LORO posizione come bersaglio di quell'attacco; non esattamente una mossa apprezzabile, forse è anche quello il motivo per cui avevano avuto talmente fretta e paura da non accorgersi che tu fossi cosciente. Vieni posato ad una colonna e la stanza viene messa in sicurezza.
    Ti prendi il tuo tempo per leggere tutto ciò che riguarda le tue nuove abilità ottenute, quando un pensiero si fa spazio nella tua mente e quel pensiero porta a qualcosa di anomalo.

    NOTIFICAUna Forza Sconosciuta ti suggerisce.

    Umh... Sì, riesco a percepire ogni tuo pensiero; in vero i pensieri di tutti, ma i tuoi e quelli di qualcun altro sono più evidenti per me: è una delle caratteristiche dell'essere Osservati da una Dea. Da me nello specifico, considerato che è il mio compito.
    Inoltre non serve per forza pregare per parlare con me, se necessario risponderò.

    ~(˘▾˘~)

    La messa in sicurezza sembra procedere, nonostante ferite e stanchezza, non un angolo viene tralasciato e il mitragliere sembra aver preso il suo posto di guardia ad una delle finestre, tenendosi appoggiato al muro, sia per tenersi in piedi che nascosto dall'esterno, il suo occhio mezzo chiuso, un po' appannato, è comunque vigile verso l'esterno dell'edificio, mentre il resto dei suoi compagni si assicura che possano prendersi del tempo. In poco tempo la piccola soldatessa, causa della loro fuga folle, gli si avvicina. "Igor, iniettati i naniti." La risposta è rapida. "Sto ancora bene, Lil'La." - "Lo so che stai bene, iniettati quei cazzo di naniti o lo farò io per te! Lo sai che gli aghi non sono il mio forte." - "Non che avessi un punto forte, che cazzo è successo a quella marker?!" La voce maschile da dietro la colonna dove sei poggiato, s'intromette nella conversazione. "Mi crederesti se ti dicessi che è stata sbalzata via da un proiettile vagante?" Il ragazzo ferito - che ha estratto una siringa, iniettandosela poco sopra lo stomaco - fa cenno negativo, mentre stringe i denti per il dolore. Triage ti mostra una notifica di aggiornamento sul suo stato di salute.

    Parametri: Vita 31/42 ; Mana 35/35 ; Energia 30/35

    Contusione alla Testa
    Ferita da Arma da Fuoco alla Spalla Sinistra
    Ferita da Arma da Fuoco allo Stomaco IN VIA DI GUARIGIONE
    Affaticato
    Dolorante
    Routine: Cure mediche necessarie entro 24 ore per il recupero completo.

    "Certo e io sono un angioletto, Lil'La..." - "Vaffanculo, Ryan!" L'ultima voce si unisce al coro. "Piantatela, come sta il nostro intruso?" Chiede, evidentemente riferendosi a te. "Sta-- OH, CAZZO, È SVEGLIO!" Immediatamente le armi vengono alzate verso di te, nonostante fossi lì fermo, il solo vederti con gli occhi aperti li ha mandati, per qualche motivo, in massima allerta e ostilità. "Qual era il protocollo?!" La mano del soldato coi tratti felini si alza, in segno di attesa. "Il protocollo è di chiudere il becco e lasciar parlare il capo... immagino di doverlo fare io, adesso..." Il ragazzo - dall'aspetto di un ventenne, con una vistosa cicatrice da ustione sull'intero braccio sinistro - scoperto dalla mimetica - si schiarisce la voce e si presenta. "Sono il Caporale Elias Iskander della Space Erosion Control. Sulla base della mia necessità di assicurarmi della sicurezza nostra e della nostra gente devo chiederti: quali sono le tue intenzioni?" Chiede; è teso, ma autoritario.

     
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    RaphaelDuboisScheda
    Parlato Raphael - Pensato Raphael - Urlato Raphael - Sussurrato Raphael -
    Parlato Altri - NOTIFICA DI SISTEMA
    Bad-nade, a causa della confusione non aveva dato il giusto peso a quella parola o semplicemente non l’aveva colta, era sorprendente come alcuni aspetti di quel nuovo mondo assomigliassero così tanto al proprio e questo l’avrebbe aiutato ad adattarsi più rapidamente. Non era il massimo sentirla, in quel caso, ma già che avesse un senso era un bene per lui.
    La granata che la bambina aveva lanciato non aveva raggiunto le coordinate previste, ma era più probabile che l’avessero utilizzata per indicare la loro posizione… un rischio poiché sarebbe stata vista sia da amici che da nemici, ma situazioni disperate richiedevano misure drastiche. Aveva raggiunto le truppe alleate a quanto aveva colto, ma di certo in entrambi i casi avrebbe richiamato qualcuno.
    Forse conoscevano la traiettoria da cui era partito il W100T, ma nonostante il trambusto parevano tutti più tranquilli, sembravano conoscere il loro lavoro ma la morte della prima soldatessa lo lasciava perplesso… poteva incolpare la fretta e il timore, sul campo di battaglia era concesso quasi tutto per quanto la corte marziale non facesse sconti a nessuno.
    Finalmente il mondo aveva smesso di girare, doveva essere passato almeno un quarto d’ora, forse più, al che riuscì addirittura a posarsi il braccio su una coscia con un movimento lento, per le gambe ci sarebbe voluto un po’ di più ma già essere in grado di sostenere il capo era una conquista, stava ancora valutando la situazione quando una nuova notifica apparve.

    NOTIFICAUna Forza Sconosciuta ti suggerisce.

    Umh... Sì, riesco a percepire ogni tuo pensiero; in vero i pensieri di tutti, ma i tuoi e quelli di qualcun altro sono più evidenti per me: è una delle caratteristiche dell'essere Osservati da una Dea. Da me nello specifico, considerato che è il mio compito.
    Inoltre non serve per forza pregare per parlare con me, se necessario risponderò.

    ~(˘▾˘~)


    Non era quello che si aspettava e se avesse davvero avuto quindici anni il rossore gli avrebbe colorito il viso per poi raggiungere ogni parte del corpo, ma nel leggerla si ritrovò a sorridere morbidamente, per quanto questo potesse sembrare più un ghigno a causa del volto affilato addolcito solamente dall’adolescenza. Pensò pertanto all’ennesimo ringraziamento, sentendosi più presente e meno suscettibile, c’era qualcosa in quell’entità divina che lo faceva stare bene e non aveva motivo di nasconderlo.
    Al momento si trovavano una situazione di stallo, potevano essere al sicuro come potevano essere attaccati da un momento all’altro, pareva che l’intera squadra intendesse restare in attesa poiché esporsi in quel momento li avrebbe solamente fatti agitare di più.
    Il ferito grave si era posizionato a una finestra per controllare il perimetro… e più che alle sue orecchie lunghe diede attenzione ai movimenti, era evidente che si stesse sorreggendo grazie al muro, allo stesso modo in cui lui era rimasto seduto con l’aiuto della colonna, in quel caos non vedeva l’ora di alzarsi ma entrambi avrebbero avuto bisogno di un supporto in quel caso.
    Il resto della truppa stava finendo di mettere in sicurezza l’edificio al che prese un respiro profondo, avrebbe dovuto farlo stendere quanto prima, rimanere in piedi, in quelle condizioni, era da folli per quanto apprezzasse un tale spirito di sopravvivenza e cameratismo… non fece però in tempo ad attrarne l’attenzione che giunse la ragazzina, questa ostentava una sicurezza davvero invidiabile per la sue età, in diverse circostanze avrebbe trovato divertente che gli ricordasse un soldato esperto.
    Lo sguardo dell’altro era vitreo ma vigile e mutò ancora alle parole della giovane “Igor, iniettati i naniti. Sto ancora bene, Lil'La. Lo so che stai bene, iniettati quei cazzo di naniti o lo farò io per te! Lo sai che gli aghi non sono il mio forte. Non che avessi un punto forte, che cazzo è successo a quella marker?!” pareva che i due stessero parlando di un’iniezione, ma per quanto si sforzasse i naniti esistevano solamente nella fantascienza del suo mondo. Anche il significato di marker non gli era chiaro, poteva darsi che fosse un nome, ma nemmeno la voce maschile che gli giunse alle spalle poté dissipare i suoi dubbi “Mi crederesti se ti dicessi che è stata sbalzata via da un proiettile vagante?” se parlavano della donna-cane rammentava fin troppo chiaramente il colpo che l’aveva uccisa, il buco era stato talmente pulito e netto da permettergli di vedere il muro alle sue spalle, a rifletterci era inspiegabile che non avesse preso entrambi.
    Riuscì a ricollegare la voce di orecchie lunghe, Igor, a colui che si era scusato con la defunta, poi questi s’iniettò quella che sembrava un’epipen all’altezza dello stomaco e avvertì nuovamente i propri occhi scaldarsi, costringendolo a concentrarsi.

    Parametri: Vita 31/42 ; Mana 35/35 ; Energia 30/35

    Contusione alla Testa
    Ferita da Arma da Fuoco alla Spalla Sinistra
    Ferita da Arma da Fuoco allo Stomaco IN VIA DI GUARIGIONE
    Affaticato
    Dolorante
    Routine: Cure mediche necessarie entro 24 ore per il recupero completo.


    La prima cosa che colse fu la vita che da sedici era passata a trentuno, se fosse stato un gioco sarebbe stato incredibile… una sola iniezione gli aveva restituito quindici punti vita, solo che quello non era un gioco… possibile che i dottori non servissero più in quel mondo? La ferita d’arma da fuoco alla spalla era ancora presente ma in quella allo stomaco c’era stato un cambiamento… era in via di guarigione.
    Com’era possibile che una singola puntura potesse estrarre il proiettile, fermare l’emorragia e ricucire i tessuti ripristinandone la salute? Se avesse posseduto qualcosa di simile in passato, la sua vita sarebbe stata molto più semplice.
    Adesso le cure necessarie erano le stesse dell’uomo-gatto, entrambi avrebbero dovuto essere controllati entro ventiquattro ore, era sbalorditivo… quindi perché il mitragliere aveva esitato a iniettarsela?
    Le domande si stavano accavallando nella sua mente ma la discussione riprese, in vero non era così male essere considerato incosciente, adesso gli era chiaro che l’unità fosse agitata quasi più per la situazione che per la perdita, che avrebbero avuto modo di piangere in seguito. Sembrava potesse esserci un po’ di diffidenza o dei dissapori, ma la ragazzina pareva vicina all’uomo legato alla tipa con le orecchie da cane, l’altra voce maschile, del tizio con le ali, se aveva capito bene, invece, appariva quasi ironica almeno alle sue orecchie.
    Colse il dolore sul volto della creatura che stava guarendo, pareva che il processo non fosse molto piacevole, per qualche ragione forse non vi avevano infuso dell’anestesia o questa non era sufficiente “Certo e io sono un angioletto, Lil'La... Vaffanculo, Ryan!” dal suo stato di torpore era riuscito a ottenere dei nomi e di certo non avrebbe perso tempo nel cercare di capirne la nazionalità, anche perché aveva ancora la sensazione di trovarsi in una sorta di romanzo… o meglio in un film, per quanto fosse cosciente che non fosse così.
    Il Leader dell’unità era morto cercando di capire se fosse ferito, 90-Actual lo usavano anche loro, come K.I.A, morto in azione, quante volte aveva visto e sentito quella sigla?
    Pareva che nel trambusto si fossero dimenticati della sua presenza… questo, in vero, era un azzardo, se fosse stato un pericolo avrebbe certamente potuto ferirli, ma non ne aveva mai avuto intenzione e la Dea l’aveva anche messo in guardia al riguardo “Piantatela, come sta il nostro intruso?” pareva che qualcuno tenesse ancora il punto della situazione a mente lucida, quindi adesso, senza il capitano, non era più un cigno ma un intruso, il che aveva certamente più senso.
    Fu sufficiente quell’indicazione perché tutti gli occhi fossero puntati su di lui, forse sarebbe stato più saggio fingersi svenuto ancora per un po’, aspettando di essere soli, ma ormai era tardi “Sta-- OH, CAZZO, È SVEGLIO!” si era aspettato diverse reazioni, ma vedersi puntare delle armi addosso era una novità, che senso avrebbe avuto sparare a qualcuno che avevano cercato di salvare con tale ostinazione? Sarebbe stato sufficiente lasciarlo ovunque fosse apparso.
    Non era abituato a una tale avversione, normalmente l’arrivo di un medico creava sollievo, ma in quel caso sarebbe stato più conveniente lasciarli fare… senza il dire della Senzienza forse avrebbe provato timore per quanto fosse già morto a dirla tutta, ma grazie a lei riusciva a valutare la situazione con la dovuta freddezza “Qual era il protocollo?! Il protocollo è di chiudere il becco e lasciar parlare il capo... immagino di doverlo fare io, adesso...” il felino aveva preso il comando, in effetti, tra tutti, sembrava quello più coscienzioso, sarebbe stato interessante paragonarlo a un vero gatto ma era evidente che quello non fosse il momento più adatto.
    Questi aveva una ferita da ustione che copriva l’intero braccio sinistro, non riusciva a vederla chiaramente nonostante non fosse coperta dalla mimetica ma poteva darsi che Triage non l’avesse segnalata perché era vecchia, stabile, o perché aveva utilizzato uno di quei dispositivi medici.
    Gli ci volle un momento per sollevare lo sguardo dal braccio al volto di colui che gli si stava rivolgendo, a vederlo bene appariva poco più che adolescente… se ne avesse cercato le orecchie probabilmente sarebbe risultato maleducato al che attese, quasi dimentico del pericolo imminente “Sono il Caporale Elias Iskander della Space Erosion Control. Sulla base della mia necessità di assicurarmi della sicurezza nostra e della nostra gente devo chiederti: quali sono le tue intenzioni?” lui e i suoi commilitoni l’avrebbero trovato quasi adorabile, sembrava un ragazzino che comandava un gruppo di bambini, per quanto non avesse potuto studiare bene l’aspetto gli altri, si era addirittura schiarito la voce e nonostante fosse teso faceva del suo meglio per apparire autoritario… dopotutto si trattava di un gruppo che aveva appena perso il suo leader per salvare qualcuno su cui non avevano alcuna garanzia, si trattava di uno strano protocollo per quanto proteggere i civili fosse una priorità, escludendo le minacce.
    Forse avrebbe dovuto essere rassicurante e paziente, si trattava di un caporale anche se non aveva davvero idea di cosa, pareva che nonostante le similitudini anche i corpi d’armata fossero diversi in quel luogo… eppure nell’istante in cui gli chiese quali fossero le sue intenzioni qualcosa si risvegliò nella sua mente, dopotutto era uscito da un campo di battaglia per entrare in un altro “Ufficiale medico Raphael Bubois, matricola 12067” avrebbe voluto potersi alzare, ma dovette accontentarsi di restare immobile senza poter sollevare un braccio o compiere alcun tipo di saluto che avrebbe potuto essere interpretato negativamente “Non ho intenzioni ostili” forse avrebbe dovuto cambiare il suo nome, avrebbe potuto infondo, ma così era noto alla Dea e liberarsi delle abitudini era difficile.
    Ormai il formicolio era passato e la gola si era rilassata, ma bruciò comunque quando espresse quelle che erano, a tutti gli effetti, le sue prime parole in quella realtà. Solo grazie alla divinità riuscì a non biascicare, ritrovandosi a deglutire con attenzione.
    Non c’era ragione che continuassero a tenere le armi puntate nella sua direzione, ma dire a un soldato di abbassarle sarebbe stato come gettare benzina sul fuoco, un nuovo colpo di tosse lo colse in quel momento ma riuscì a portare una mano alla bocca prima di sospirare e poggiare il capo alla colonna per un istante “Se foste così gentile da aiutarmi ad alzarmi… credo di poter riprendere l’uso delle gambe in tempi brevi” riusciva a muovere le dita nonostante la copertura degli stivali, come se finalmente il corpo stesse tornando ad appartenergli. Non sarebbe rimasto che riattivare la circolazione al che non poté fare a meno di domandarsi se Triage avesse effetto anche su se stesso, per quanto fosse cosciente di essere illeso al momento.

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    Triage II + Metamagia
    Consente di avere un'immediata comprensione dello stato medico e vitale di chi si osserva. Si conosce il valore attuale di tutte le statistiche vitali (Vita, Mana ed Energia) e il loro massimo.
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    Metamagia: TipoMetamagia
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    [Punti Stregoneria Usati (Turno Attuale): X]

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    OTTENUTI:


    BUILD: Nome Lv [Avanzamento%]
    ===================================================
    ARMA Rank X: x? (Status)
    ===================================================
    OGGETTI: x?


    ManaVitaEnergia
    10 / 1020 / 2010 / 10
    ForzaTempraDestrezzaRiflessi
    10101520
    VelocitàIntelligenzaVolontàFortuna
    10101325
     
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    Un sopracciglio si alza notando il tuo restare pressoché immobile a seguito della presentazione, puoi notare l'occhio di uno dei soldati, quello che pare rispondere al nome di Ryan, analizzarti mentre continua a tenerti sotto puntamento dai suoi tre metri di distanza. Non sai cosa sta cercando o cosa sta analizzando, ma ti sembra di percepire con la coda dell'occhio il suo fare spallucce. Ti presenti come ufficiale medico e questo viene registrato, infatti i soldati tutti sembrano cambiare disposizione verso di te; in che modo è ancora da vedere. Dichiari la tua assenza di ostilità e questo porta ad un'impasse in cui nessuno dice nulla, forse per capire se stai mentendo o meno. Tossisci e questo li mette leggermente in allerta, ma ci mettono poco a calmarsi e ad abbassarsi le armi, dopo aver realizzato che non ti saresti fatto esplodere o cose simili. Un sospiro da parte del Caporale. "Maledizione, come faceva Jessica...?" È più un sussurro il suo, ma si riprende subito, mettendo voce ai suoi dubbi. "Non mi sembra che hai subito ferite durante il trasporto... Alzatelo." Ryan e il dolorante Igor, si avvicinano a te; quest'ultimo lascia a terra quella che sembra essere una mitragliatrice, troppo ingombrante per chinarsi senza farle toccare la volata a terra. Una volta avvicinatosi, si chinano e ti sollevano come in un trasporto a due uomini, con le tue braccia attorno al loro collo, in modo da farti toccare terra coi tuoi piedi e realizzi di essere effettivamente più basso di entrambi poiché i tuoi piedi fanno fatica a toccare terra. Hai anche modo di vedere meglio il volto di entrambi: Igor ha dei capelli verdi chiari con gli occhi sottili di un azzurro acceso quasi innaturale, l'espressione è dolorante, ma nonostante tutto stringe i denti e ti sostiene; Ryan ha degli occhi rossi come il fuoco, nelle cui iridi puoi notare la forma di una stella quadripunte, i capelli sono neri e il corpo è slanciato comparabile al suo collega dalle orecchie a punta. Elias, l'uomo-gatto che sembra star tenendo le redini di questa combriccola, ha il fisico più vissuto, con evidenti cicatrici sul braccio coperto da ustioni e altre ancora sul volto. Tra tutte è l'unica soldatessa del gruppo a sembrare fuori luogo, che sembra in tutto e per tutto una bambina, ma lo sguardo che ti rivolge è fiero e feroce, come una tigre, quel che attira la tua attenzione, quando si gira, è una lama pronta all'uso dietro la sua schiena, un Khopesh nello specifico, dalle dimensioni comparabili alla sua, sembra essere stata fatta apposta per lei. In ogni caso, tutti loro ti guardano con uno sguardo... vetusto. Sono giovani, ai tre più grandi non daresti più di venti anni, ma non sono sprovveduti né tanto meno ragazzi, neanche la bambina; sono soldati e hanno visto il loro capitano morire pochi minuti fa, ma il compito assegnato è l'unica cosa che per loro ha la priorità attualmente.

    "Beh, Ufficiale Medico Bubois, in caso di Eroe collaborativo, siamo tenuti a far sì che tu sappia quel che ti sta succedendo, dove ti trovi e come puoi interagire col mondo e con le abilità a te donate. Non è esattamente la situazione migliore in cui vorrei farlo, ma è la situazione in cui ci troviamo; pensi di riuscire a camminare? Vorremmo andarcene di qui quanto prima." Ti chiede e sei abbastanza sicuro che puoi camminare e, forse anche correre. "Il pianeta in cui ti trovi attualmente si chiama Mondo, attualmente ti trovi a circa 50 chilometri dalla sua superficie, questa è l'Isola Arcadia, la maggiore e Capitale delle Isole del Paradiso. Una volta che riesci a mantenerti in piedi da solo, è Igor a poggiarsi con la schiena alla colonna dove eri. La Bambina raccoglie la mitragliatrice da terra per passarla al suo collega dolorante. "Sappi che normalmente sarebbe il Sergente Jessica Hunt a doverti fare queste spiegazioni, ma è stata uccisa poco fa e non abbiamo supporto alleato in zona." - "Hanno approfittato di un assedio in una delle centrali idroelettriche dell'isola per preparare un'imboscata nella tua zona." C'è un tono di velata accusa nelle sue parole; qualcosa sulla falsa riga di "Jess non sarebbe morta non fossi comparso adesso", tuttavia sembra sapere che dirlo ad alta voce non avrebbe servito a nulla se non a ricevere un ammonimento dall'attuale leader della squadra. "E casualmente hanno scelto proprio il giorno in cui il Leader è indisposto: l'imboscata perfetta, da tutti i punti di vista." Un sospiro. "Il nostro compito è portarti nella Zona Sicura Area Fenley, a 120 chilometri a Ovest-Nord-Ovest da noi. Normalmente avremmo chiamato un trasporto di qualunque tipo, ma non possiamo, quindi dovremmo procedere a piedi. Hai detto che sei un Ufficiale Medico, corretto?" Attende risposta, mentre sembra valutare il tuo effettivo valore dal punto di vista civile e bellico. "Se vuoi stare al sicuro, dovrai quanto meno collaborare con noi." Quell'idea sembra far storcere il naso un po' a tutti i suoi compagni. "In ogni caso, direi di procedere con le presentazioni: come ho detto sono il Caporale Elias Iskander, secondo in comando di Echo 90, attualmente facente voci di Echo 90-Actual. In circostanze normali, sarei il Geniere addetto alle demolizioni." La sua testa fa cenno a Ryan. "Caporale Ryan Aster, Incursore, Scout. Numero 3 dei 90." La Bambina prende quindi parola. "Soldato Scelto - "Lil'La" - FILLA Nivo, Granatiere e Specialista nel CQB. Ignora lo stronzo e smettila di guardarmi come una bambina, ho vent'anni e sono un'Halfling." L'ultimo a prendere parola è il mitragliere ferito. "Soldato Semplice Igor Rittofh, Addetto all'Arma Automatica da Squadra e all'Irruzione." Concluse le presentazioni, è nuovamente Elias a prendere parola. "E Jessica era il capitano e Tiratrice Designata; come puoi intuire non siamo il tipo di squadra per questa situazione, siamo Sabotatori. Ma sei capitato nella nostra area di pattuglia e hanno mandato noi." È solenne mentre lo dice, prima di fare cenno a Igor di prepararsi. Tutti imbracciano la propria arma e dopo quel momento di pausa, sembrano già pronti per tornare in azione. "Inizieremo a procedere verso la Z.d.S.F., ci muoveremo per gli edifici e cercheremo di non attrarre l'attenzione: tra cultisti e banditi non siamo nelle condizioni per doverci rintanare. Domande?" Un moto di negazione prende tutti i soldati, che sembrano concordare col piano d'azione. "Vale anche per te Raphael, domande di qualunque tipo?" Chiede, infine.

     
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    Probabilmente ci avrebbe messo un bel po’ per abituarsi al nuovo… dopotutto si diceva di lasciare le belle donne agli uomini privi di fantasia. Studiare quelle creature avrebbe richiesto modo e tempo, ma durante la battaglia mancavano spesso entrambi.
    La reazione dei presenti era stata prevedibile eppure inaspettata, avrebbe compreso dell’ostilità sul campo, in quanto nemico, ma in quel caso sembravano sapere perfettamente chi avessero di fronte ancor più di lui che aveva avuto la fortuna di confrontarsi con la Dea.
    Sapeva che lo stavano fissando, studiandolo, aspettandosi chissà cosa, nel bene e nel male, il che lo portò a chiedersi cosa volessero… ma non poteva biasimarli, un corpo senza la testa era già tanto che continuasse a muoversi.
    Tra tutti i presenti a colpirlo fu quello con le ali vestigiali… una creatura particolare, senza dubbio, ma lui doveva apparire allo stesso modo ai loro occhi. Per quanto ne sapeva in quel mondo avrebbero potuto non esistere gli umani. Il suo nome era Ryan, pareva che non andasse d’accordo con la bambina e nell’accorgersi del suo sguardo fu quasi istintivo… ne sentì la pressione e qualcosa gli disse che stava vedendo più di quanto avrebbe dovuto. Questi continuava a tenerlo sotto tiro ma colse chiaramente l’istante in cui alzò le spalle con la coda dell’occhio, come se non lo temesse, a differenza degli altri, o non gl’importasse chi fosse e cosa potesse fare.
    Aveva l’impressione che stesse cercando qualcosa, come se volesse analizzarlo… il che lo portò a riflettere, avrebbe dovuto chiedere alle Dea se esistevano altre notifiche che permettevano di vedere l’intento o le abilità di coloro che ci si trovava di fronte.
    Col senno di poi poteva darsi che la sua presentazione si sarebbe rivelata inutile, infondo non poteva esistere la sua forza militare in quel mondo, come la matricola e il ruolo, ma ottenne comunque una reazione. Dovendo stare fermo non riuscì a cogliere lo stato d’animo del gruppo, ma non dubitava che potessero andare oltre all’aperta ostilità.
    La Senzienza l’aveva abituato troppo bene si disse, ma ogni pensiero e ogni parte di lui si sarebbe rivelata bendisposta verso qualsiasi cosa potesse provenire dall’entità divina… nemmeno la resa quietò gli animi, ma anche la diffidenza era normale ancor più nella gioventù.
    Perfino i colpi di tosse erano stati sufficienti ad agitarli, pertanto si ripromise di respirare con maggiore compostezza, limitandosi a restare vigile quando abbassarono le armi, probabilmente avrebbe dovuto risentirne ma in verità il suo unico desiderio, in quel momento, era portarli in salvo e andarsene da lì.
    Maledizione, come faceva Jessica...? Non mi sembra che hai subito ferite durante il trasporto... Alzatelo” il sussurro raggiunse rapidamente le sue orecchie ma non commentò, avevano bisogno di trovare un equilibrio e di certo non avrebbe potuto fornirglielo un… intruso. Si limitò pertanto ad annuire, in un cenno di ringraziamento, senza compiere movimenti bruschi, finalmente si sentiva in grado di muoversi ma per quanto riguardava compiere sforzi era diverso.
    Venne raggiunto dal giovane che l’aveva fissato intensamente e da quello che era rimasto ferito, dopo che ebbe lasciato la mitragliatrice a terra. Non fece in tempo a fermare quest’ultimo, per evitare che le ferite gli si riaprissero, ma si rese conto che nessuna notifica l’aveva segnalato, nonostante il dolore stava davvero migliorando.
    Sollevò le braccia con attenzione quando comprese che avevano optato per un trasporto a due uomini, grato che non avessero più intenzione di sballottarlo in giro o di usare la tecnica del trasporto del pompiere. Tentò pertanto di fare forza a livello lombare, inspirando quando lo sollevarono, piegando le ginocchia per poi tentare di posare le piante dei piedi.
    Nonostante avesse compiuto i movimenti giusti, spingendo tramite gambe e anche, per stare dritto il più possibile, si ritrovò a fissare a terra nel cogliere che non toccava il pavimento. Era sempre stato alto come uomo, ma aveva dimenticato di essere cresciuto più rapidamente dai sedici ai ventidue anni.
    Teneva le braccia all’altezza delle loro spalle, vicino al collo, una posizione pericolosa, in vero, ma sembrava fossero più tranquilli. Cercò pertanto di non pesare ringraziando ancora quando riuscì a sostenersi, assicurandosi di non crollare sotto il proprio peso… pensare a quante volte aveva trascinato uomini più pesanti di lui, doveva ammettere di aver fatto un azzardo ma andava bene così, era la vita che aveva scelto e anche se fosse rimasto bloccato nei suoi quindici anni avrebbe comunque reso grazie alla Dea.
    Era più basso di ognuno dei presenti, se non contava la bambina, al che poté finalmente respirare a pieni polmoni, concedendosi un momento per vedere con chi avesse a che fare. La prima cosa ad attrarre la sua attenzione furono i capelli dell’uomo dalle orecchie lunghe, questi erano verdi ma non sembravano tinti e c’erano i suoi occhi… descriverli come azzurri sarebbe stato riduttivo, si trattava di un colore che non sarebbe potuto esistere nel suo mondo, non naturalmente.
    Era evidente che fosse ancora in sofferenza, ma se avesse leso l’orgoglio di un commilitone non se lo sarebbe mai perdonato… l’alato, al contrario, possedeva fluenti capelli neri e occhi rossi, talmente intensi che non avrebbe potuto ritenerla una mancanza di pigmento dell’iride né un caso di albinismo. Normalmente non sarebbe stato così insistente ma nel notare una stella quadripunte rischiò d’irrigidirsi.
    Erano entrambi slanciati ma quest’ultimo lo era perfino più del primo, il caporale al confronto sembrava un uomo vissuto… oltre alle cicatrici sul braccio ne aveva altre sul volto, al punto che si ritrovò a chiedersi se sarebbero sparire con una di quelle iniezioni, ma era evidente che, visto il suo stato, avrebbero dovuto agire rapidamente, ventiquattro ore potevano sembrare tante ma dipendeva dalla destinazione.
    Per assurdo, tra tutti i presenti, lo sguardo più altero era quello della ragazzina, se gli occhi avessero potuto ferire avrebbe di certo ricevuto l’ennesima notifica ma non poteva darle torto, era solo particolare contandone l’età… anche se, a quel punto, avrebbe potuto essere qualsiasi cosa a pensarci, ormai non avrebbe avuto senso stupirsi di nulla.
    Questa rimase in silenzio per quanto fosse stata tra le voci che aveva sentito di più, al punto che aveva ritenuto fosse troppo sboccata per la sua età, e si limitò a girarsi mostrando un’arma che conosceva bene. Solitamente un Khopesh aveva un’impugnatura lunga circa diciotto centimetri e una lama di quaranta, incurvata, affilato quasi per la sua intera lunghezza… ne aveva visti anche attorno ai sessanta centimetri, ma quello sembrava fatto su misura.
    Dovette però abbandonare quell’osservazione nel cogliere quanto fossero provati i presenti… era un medico ma in quel caso dubitava che il suo intervento potesse servire a qualcosa, se non fosse stato per la missione l’avrebbero lasciato lì e non avrebbe potuto far altro che dargli ragione. Non avrebbe dato più di vent’anni a coloro che gli sembravano più grandi e provò un senso di responsabilità, il suo arrivo aveva causato morte e dolore a delle creature della metà dei suoi anni, era vergognoso… ma nel guardarli bene dovette ricredersi, erano soldati, soldati che avevano seguito gli ordini, soldati a cui doveva la vita.
    “Beh, Ufficiale Medico Bubois, in caso di Eroe collaborativo, siamo tenuti a far sì che tu sappia quel che ti sta succedendo, dove ti trovi e come puoi interagire col mondo e con le abilità a te donate” la voce del felino mise fine ai suoi pensieri, era un cigno, un intruso e adesso un eroe? Poteva essere collaborativo ma quell’appellativo spettava ad altri, a uomini e donne che aveva lasciato dietro di sé.
    Sembrava che sapessero delle abilità, al che si limitò ad ascoltare avvertendo finalmente la pressione raggiungere la punta dei pieni, rassicurandolo sulle sue funzioni “Non è esattamente la situazione migliore in cui vorrei farlo, ma è la situazione in cui ci troviamo; pensi di riuscire a camminare? Vorremmo andarcene di qui quanto prima” era la situazione peggiore possibile, due feriti, un capitano morto e un civile, se non fosse riuscito ad essere all’altezza altre vite avrebbero seguito quelle della donna cane, forse persino la propria nonostante la Senzienza lo osservasse.
    Decise di rischiare a quel punto, allentando la presa con un cenno, senza più gravare sui due “Dovrei esserne in grado… di correre” concluse, e se i soldati l’avessero lasciato si sarebbe sforzato di tenere la posizione, recuperando quel fare marziale a cui suo padre l’aveva abituato fin dalla più tenera età “Il pianeta in cui ti trovi attualmente si chiama Mondo, attualmente ti trovi a circa 50 chilometri dalla sua superficie, questa è l'Isola Arcadia, la maggiore e Capitale delle Isole del Paradiso” la superficie, al momento non gli sovveniva se gli era stata nominata in precedenza ma ricordava chiaramente il nome dell’isola.
    Poté finalmente liberare i due uomini, tenendo d’occhio quello dagli occhi azzurri quando si posò alla colonna che prima l’aveva sostenuto… altri avvisi non erano arrivati ma non aveva un bell’aspetto.
    La più piccola non attese un istante prima di rimettergli in mano l’arma, ma a guardarlo non era certo che potesse utilizzarla “Sappi che normalmente sarebbe il Sergente Jessica Hunt a doverti fare queste spiegazioni, ma è stata uccisa poco fa e non abbiamo supporto alleato in zona. Hanno approfittato di un assedio in una delle centrali idroelettriche dell'isola per preparare un'imboscata nella tua zona” non era sicuro di cosa intendesse la giovane con “sua zona” ma il tono di biasimo gli fu chiaro, il loro capitano era morto e avrebbero dovuto incolpare qualcuno per quanto si fossero semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Lui stesso aveva provato un sincero senso di colpa nel vedere la donna morire nonostante non la conoscesse né sapesse niente di lei, certamente in sua presenza sarebbe stato tutto più disteso ma non avrebbe nemmeno potuto sognare di sconfiggere la morte. Anche nei miti e nelle leggende finiva sempre male per chiunque tentasse, ma esprimere le proprie condoglianze in quell’istante sarebbe stato inutile… i caduti si potevano piangere solo una volta sopravvissuti, Mattieu lo diceva sempre e nulla avrebbe potuto lenire quel tipo di dolore “E casualmente hanno scelto proprio il giorno in cui il Leader è indisposto: l'imboscata perfetta, da tutti i punti di vista”.
    Forse era ancora intontito a causa del passaggio, ma se per Leader indisposto l’uomo dagli occhi rossi intendeva la donna cane… poteva indicare la presenza di una talpa, per quanto ne sapeva la giovane era stata colpita alle spalle e il ricordo era vivido poiché era il primo della sua nuova vita “Il nostro compito è portarti nella Zona Sicura Area Fenley, a 120 chilometri a Ovest-Nord-Ovest da noi. Normalmente avremmo chiamato un trasporto di qualunque tipo, ma non possiamo, quindi dovremmo procedere a piedi”.
    Procedere a piedi… qualcosa non andava, bastava fare due conti, con cento passi al minuto sarebbero arrivati a 6 chilometri all’ora nella migliore delle ipotesi, ma c’erano dei limiti fisici, anche camminando ininterrottamente non sarebbero arrivati nemmeno a 80 Km se non fossero andati avanti per almeno 24 ore… senza contare gli ostacoli, e due su cinque avrebbero avuto bisogno di ulteriori cure mediche nonostante l’epipen “Hai detto che sei un Ufficiale Medico, corretto?” solitamente si sarebbe limitato ad annuire, ma agì nuovamente d’impulso anche se non si trattava della sua squadra “Si, Caporale” istintivamente unì i talloni con uno schiocco, chiedendosi solamente di sfuggita perché non avesse immaginato la propria divisa, tenendo le punte rivolte leggermente verso l’esterno con un angolo di 45°.
    Per quanto avesse faticato fino ad allora non trovò difficoltà nel restare in equilibrio sulla pianta del piede né a tenere le gambe dritte senza bloccare le ginocchia. Le spalle erano parallele e il petto rigido, perfettamente allineato alle anche.
    Non poté evitare d’irrigidirsi, ma mantenne le braccia ai lati del corpo con le dita piegate con forza prima di rilasciarle morbidamente col pollice a contatto con la prima articolazione dell’indice. I pollici erano allineati alla cucitura dei pantaloni e avvertiva l’indice a contatto con la gamba… e per quanto fosse un atteggiamento più da soldato che da ufficiale gli parve di essere tornato indietro per un momento.
    “Se vuoi stare al sicuro, dovrai quanto meno collaborare con noi” quanto seguì bastò a creare del malcontento, aveva l’aspetto di un ragazzino e non era difficile comprendere che oltre a incolparlo della morte del capitano non intendessero farsi rallentare “In ogni caso, direi di procedere con le presentazioni:” la situazione si sarebbe fatta sempre più delicata ed era consapevole dei rischi, ma il minimo che potesse fare sarebbe stato ricordare nomi e ruoli “Come ho detto sono il Caporale Elias Iskander, secondo in comando di Echo 90, attualmente facente voci di Echo 90-Actual. In circostanze normali, sarei il Geniere addetto alle demolizioni” se il ruolo dell’geniere fosse stato lo stesso del suo mondo gli sarebbero stati affidati incarichi di realizzazione e manutenzione di infrastrutture, sia per opere di supporto all'attività che di combattimento, pertanto se affermava che non ci fosse modo di contattare alcuna unità di trasporto doveva essere vero… inoltre doveva intendersi di esplosivi.
    “Caporale Ryan Aster, Incursore, Scout. Numero 3 dei 90” a comandare vi era stato un sergente ma l’unità era stata composta adeguatamente, grazie a un incursore avrebbero dovuto essere in grado di muoversi e combattere in ogni scenario operativo, al che tese l’orecchio nel cogliere l’unica voce femminile, in parte divorato dalla curiosità “Soldato Scelto - "Lil'La" - FILLA Nivo, Granatiere e Specialista nel CQB. Ignora lo stronzo e smettila di guardarmi come una bambina, ho vent'anni e sono un'Halfling” provò con tutto se stesso a nascondere un sincero stupore ma evidentemente fallì, solitamente avrebbe interpretato negativamente il rapporto tra i due ma ripensandoci era successo lo stesso in diverse unità “Mi scuso, Soldato Scelto” un esperto di combattimento ravvicinato era sempre utile, normalmente erano tra quelli che finivano più spesso sotto le sue cure.
    Avrebbe dovuto accertarsi di potersi occupare di loro come avrebbe fatto coi suoi compagni, ma temeva di poter peggiorare la situazione… studiavano anche una parte di veterinaria, ma non era lo stesso e non s’intendeva nemmeno di pediatria.
    “Soldato Semplice Igor Rittofh, Addetto all'Arma Automatica da Squadra e all'Irruzione” il soldato semplice doveva essere l’ultimo unitosi nell’unità o comunque ne ricopriva il ruolo minore, a quel punto riprese la parola il Caporale Elias e il tono mutò “E Jessica era il capitano e Tiratrice Designata; come puoi intuire non siamo il tipo di squadra per questa situazione, siamo Sabotatori. Ma sei capitato nella nostra area di pattuglia e hanno mandato noi” vi era rispetto nella sua voce ma anche incertezza, era evidente che non fossero avvezzi a missioni di recupero e non gliene avrebbe mai fatta una colpa, si erano tutti trovati nello scenario peggiore ma l’avevano comunque soccorso.
    “Inizieremo a procedere verso la Z.d.S.F., ci muoveremo per gli edifici e cercheremo di non attrarre l'attenzione: tra cultisti e banditi non siamo nelle condizioni per doverci rintanare. Domande?” passare attraverso gli edifici avrebbe rubato loro altro tempo senza contare il rischio di essere scoperti, le loro condizioni inoltre impedivano la ritirata… e cosa intendevano con cultisti?
    Il piano d’azione sembrava essere stato ben accolto, ma i conti non tornavano "Vale anche per te Raphael, domande di qualunque tipo?" dovevano trovare il modo di accorciare il percorso o di trovare un’alternativa… se intendevano saltare da un edificio all’altro poi, avrebbe dovuto trovare il modo di stargli dietro “Cosa intendete con cultisti, Caporale? Avete detto che la superficie è a 50 Km, non vi sono aree sicure? Ormai avranno individuato la posizione che avete segnalato” lo chiese quasi istintivamente ripensando al lancio del fumogeno, per poi aggrottare la fronte “Vi chiedo solo di poter visitare voi e il soldato semplice Igor Rittofh entro ventiquattro ore” non aveva abbastanza informazioni per poter dire di più.
    Non possedeva una mappa dell’area e già tenere il passo sarebbe stato complicato, si trattava di uomini adulti e di una ragazza che si sarebbe di certo destreggiata in un romanzo fantasy… non poteva rallentarli e c’era la possibilità che scegliessero di lasciarlo indietro, in quel caso avrebbe dovuto essere pronto ad agire dopotutto la Dea gli aveva concesso massima libertà.
    A quel punto, solo pensando a lei, si sentì più sereno, al che spostò il piede sinistro di circa 25 centimetri, mantenendo la posizione del destro, le braccia si piegarono e le mani risalirono fino alla base della schiena, distendendo dita e pollici con i palmi rivolti all’esterno. Alla fine le dita si strinsero tra di loro e mantenne lo sguardo davanti a sé, il caporale l’aveva chiamato per nome quindi non l’avrebbe offeso mantenendo una posizione di riposo, sopravvivere era la priorità sia per lui che per il gruppo… e avevano già perso abbastanza per recuperarlo.

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    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse + ///
    Descrizione.
    Costo: ValoreTipo + CostiMateriali
    [Descrizione Contestuale]

    Metamagia: TipoMetamagia
    Descrizione.
    [Punti Stregoneria Usati (Turno Attuale): X]

    SkillDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]

    SkillNonDiClasse
    Descrizione.
    Costo: 0 - Passiva
    [Descrizione Contestuale]




    OTTENUTI:


    BUILD: Nome Lv [Avanzamento%]
    ===================================================
    ARMA Rank X: x? (Status)
    ===================================================
    OGGETTI: x?


    ManaVitaEnergia
    10 / 1020 / 2010 / 10
    ForzaTempraDestrezzaRiflessi
    10101520
    VelocitàIntelligenzaVolontàFortuna
    10101325
     
    Top
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9 replies since 29/4/2024, 10:17   158 views
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